Una ricetta facile facile che affonda le sue radici nella storia e in particolare all’epoca in cui i pellegrini sulla Via Francigena, ricevevano il Pan santo, pane raffermo fritto e dorato, con l’uovo, simbolo di accoglienza e condivisione. Una tradizione che dimostra come l’ospitalità risieda nei gesti semplici e generosi…
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DI ANDREA RICCHIUTI
Il pane toscano è noto a tutti per la sua caratteristica di essere sciapo, cioè privo di sale. Le motivazioni storiche e antropologiche di questa abitudine, come sovente e giustamente accade, contemplano più ipotesi.
La più accreditata, e anche plausibile, è quella inerente le rivalità sorte, nel XII secolo, tra Firenze e Pisa, allora repubblica marinara, quando quest’ultima avrebbe bloccato i carichi di sale nel suo porto arrecando un grave danno alla città rivale. Fu così che i fiorentini fecero “di necessità virtù”, togliendo poco a poco il sale dal pane, visto l’elevato costo, ma col tempo le ragioni economiche di tale scelta lasciarono spazio alla consuetudine.
Altri storici sostengono che, vista la mancanza di giacimenti salini in toscana (e le saline di Albinia?), questo ingrediente veniva importato da altre parti della penisola, con elevati dazi e costi e conseguente sottrazione dello stesso nella panificazione…
Per questa sua caratteristica di essere insipido, sciocco, senza sale, il pane toscano, è sempre stato impiegato per gli usi più disparati data la versatilità di sapore. Poteva infatti essere ammollato per fare delle polpette, costituire la base di una zuppa, il ripieno di un’anatra, divenire un dolce oppure essere fritto. Le massaie, un tempo, erano attente agli sprechi e in un modo dove per i più regnava la fame il pane era un alimento prezioso per far mangiare, con poca spesa, una grande famiglia…
Se vuoi leggere l’articolo completo, lo trovi pubblicato sul numero di giugno 2024 di Maremma Magazine (alle pagine 134-135), disponibile in edicola, su abbonamento e in versione digitale. Acquista la tua copia on line! Clicca QUI