Presentato a Firenze in occasione di Tourisma, il primo Salone Internazionale dell’Archeologia, il nuovo volume della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana pubblicato nella collana “Ripostigli monetali in Italia” dal titolo “Il tesoro di Alberese. Un ripostiglio di fiorini d’oro del XIII secolo”
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È un vero e proprio tesoro di monete d’oro quello descritto ed ampiamente illustrato nel nuovo volume della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana pubblicato nella collana “Ripostigli monetali in Italia” dal titolo “Il tesoro di Alberese. Un ripostiglio di fiorini d’oro del XIII secolo” presentato a febbraio scorso in occasione di Tourisma, il primo Salone Internazionale dell’Archeologia organizzato a Firenze. Un ripostiglio di ben 76 fiorini d’oro, scoperto nel 1932 all’interno della Tenuta di Alberese, in provincia di Grosseto, rimasto praticamente sconosciuto per tutti questi anni. Una scoperta di cui si era persa memoria tra gli abitanti del luogo e poco nota anche agli studiosi. Una nuova ricerca ha finalmente permesso di ricostruire tutti i particolari del suo rinvenimento e di rivelare l’importanza del ritrovamento: si tratterebbe di uno dei pochissimi ripostigli noti della seconda metà del Duecento con fiorini d’oro (se ne conoscono solo altri quattro) e l’unico recuperato integralmente grazie all’immediato intervento della Direzione della Tenuta e dell’Arma dei Carabinieri.
Si deve all’interesse della Tenuta di Alberese e della Regione Toscana e al sostegno di uno sponsor privato, la ditta Numismatica Picena S.r.l. di San Benedetto del Tronto, la possibilità di ammirare questo tesoro nelle belle tavole a colori di questo volume che, oltre a fornirne una dettagliata catalogazione, ricompone un ricco mosaico di notizie.
Il fiorino, moneta simbolo di Firenze e dell’Occidente medievale, fu coniato a partire dal 1252 e trovò ben presto così larga diffusione da diventare lo standard di riferimento per tutte le altre coniazioni in oro, ampiamente imitato e contraffatto.
Il libro della Zecca, o Fiorinaio, ci ha lasciato una precisa testimonianza di tutte, o quasi tutte, le coniazioni che ebbero luogo nella zecca di Firenze a partire dal 1303, ma sappiamo ancora ben poco del periodo precedente. Ecco perché il ripostiglio di Alberese, che offre un campione rappresentativo delle coniazioni di fiorini della seconda metà del Duecento (“del tempo di Dante” come fu scritto all’epoca del ritrovamento), riveste grande interesse. Il confronto con gli altri ripostigli noti e l’analisi delle monete aggiunge nuovi dati a quanto conosciuto e introduce interessanti spunti di riflessione.
Ma il tesoro di Alberese è anche l’occasione per conoscere la storia di una tenuta che, a partire dall’epoca lorenese, ha avuto un ruolo molto importante nello sviluppo della regione Toscana.
Ricordiamo che il Granduca Leopoldo II acquistò la Tenuta di Alberese come bene privato per proseguire direttamente “l’impresa di manifesto interesse pel territorio Grossetano e di sommo vantaggio per l’intero Granducato” avviata nel 1828 con la bonifica della Maremma.
La tenuta divenne terreno privilegiato in cui sperimentare nuove tecniche di coltivazione e di allevamento, rese difficili dalla persistenza della malaria e dallo sforzo che richiedeva la bonifica, ultimata solo nel primo dopoguerra.
Il tesoro di fiorini d’oro tornò alla luce proprio mentre erano in corso i lavori avviati dall’Opera Nazionale per i Combattenti, a cui la tenuta fu affidata negli anni ‘20 del secolo scorso con il compito di completarne la bonifica. Non facciamo fatica ad immaginarci Alberese in quegli anni, poiché questo territorio non ha subito particolari stravolgimenti, mantenendo integri nei secoli la sua identità ed il suo fascino. Qui si concentrano e si sono preservati tutti quegli elementi divenuti nel tempo i simboli stessi della Maremma, in una straordinaria commistione tra aspetti naturalistici e testimonianze dell’opera dell’uomo. Un “tesoro” ancora più prezioso.
Sono intervenuti alla presentazione il Soprintendente ai Beni Archeologici della Toscana, Andrea Pessina e l’Assessore al Turismo, Cultura e Commercio della Regione Toscana, Sara Nocentini. Presenti il direttore della Tenuta di Alberese, Marco Locatelli, e gli autori Massimo De Benetti (curatore del volume) e Roberto Farinelli (docente di archeologia cristiana e medievale all’Università di Siena).
Il programma completo è su www.tourisma.it