Con il suo libro “La terra delle donne”, recentemente riproposto con una nuova edizione, Luciana Bellini porta alla luce le vite delle donne nella società contadina maremmana di un tempo, evidenziando la loro durezza e il loro spirito ribelle di fronte alle ingiustizie. Attraverso racconti al femminile, la Bellini offre una prospettiva autentica sulla vita rurale, testimoniando il tramonto della civiltà contadina
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DI CORRADO BARONTINI
È tornata in libreria una nuova edizione del libro di Luciana Bellini “La terra delle donne”, pubblicata dall’editore Effigi e presentata a Grosseto alla libreria Palomar il 22 maggio scorso.
I temi di questo volume sono stati anche oggetto di una serie di rappresentazioni teatrali: “Per una manciata di donne e terra” messe in scena da Martina Guideri dell’associazione culturale “Ensarte artisti e tecnici” di Siena, che ha realizzato una decina di spettacoli in varie parti della Toscana.
La scrittrice, con questa sua opera del 2004, ci consegna una ventina di racconti tutti al femminile che narrano di una società sostanzialmente maschile e patriarcale (quella contadina) disorientata di fronte al nuovo, alle leggi del mercato che il capitale imponeva e impone e che le banche sfruttano.
Bellini è riuscita a far parlare “una manciata di donne” facendo emergere la durezza e i sacrifici della vita nei poderi, ma anche lo spirito ribelle di quelle donne che hanno trovato la forza di opporsi e di affrontare le rivendicazioni contro le ingiustizie per le privazioni dovute alle condizioni del loro lavoro.
“Con La terra delle donne” Luciana Bellini aggiunge un nuovo capitolo al suo romanzo ‘trasversale’ sull’epopea maremmana” scrive Antonello Ricci nella prefazione dichiarando che Luciana, rappresenta la: “memoria critica, testimone partecipe e acuto del brusco tramonto della civiltà contadina, di un mondo e una cultura millenari sepolti ‘vivi’ dalla modernizzazione a tappe forzate”…