La fontana gotica realizzata a Follonica per Grosseto, finita ad Arcidosso

La fontana gotica realizzata a Follonica per Grosseto, finita ad Arcidosso

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È una vicenda curiosa quella che raccontiamo questo mese in questo spazio dedicato alle cose di Maremma a firma del compianto Alfio Cavoli, illustre scrittore maremmano. La vicenda è quella della fontana neogotica di ghisa progettata da Francesco Leoni ed installata nel 1833 a ornamento di un pozzo artesiano a Grosseto in Piazza Vittorio Emanuele (l’attuale piazza Dante) che però poi finì ad Arcidosso

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DI ALFIO CAVOLI

FOLLONICA, 30 novembre 1991 – Prima che a Grosseto giungesse l’acqua del Monte Amiata, la sua popolazione attingeva il prezioso elemento dalle dodici cisterne che il 29 marzo 1588 aveva ordinato di costruire in vari punti della città il granduca Ferdinando I de’ Medici, sedutosi sul trono di Toscana l’anno precedente.
Nel 1833, aumentato il fabbisogno idrico per la crescita demografica, fu deciso di scavare un pozzo artesiano al centro della piazza principale, allora intitolata a Vittorio Emanuele. Trovata l’acqua, per abbellire la fontana, fu sovrapposto al pozzo un “tempietto” di stile neogotico in ghisa con appositi getti, progettato da Francesco Leoni e realizzato dalla Regia Fonderia di Follonica. Per conferire all’opera un aspetto il più possibile attraente, il “tempietto” fu posato sopra una base in marmo di Caldana.
In quell’occasione si fece gran festa per salutare la nuova sorgente idrica; e ci fu chi, come Lorenzo Porciatti, scrisse un Sonetto e un Carme di dieci strofe – brutti entrambi – che dette alle stampe… Peccato, che il buon Canapone volesse prendere, nella piazza, il posto della bella, osannata fontana. Così che, dopo tredici anni appena, il 21 febbraio 1846, questa fu smantellata per erigere al posto suo il monumento al provvido granduca eseguito dallo scultore Luigi Magi di Asciano.
Poi, l’anno successivo, Piazza Vittorio Emanuele fu di nuovo sistemata e pavimentata. Tutt’intorno, furono collocati sedici sedili e ventisei colonnine a sostegno delle catene; e Piazza delle Catene si chiamò. Il monumento fu inaugurato il 10 maggio 1846; e giù, nella circostanza, altri sperticatissimi elogi a Leopoldo II, “principe immortale”, da parte del Canonico Dott. Giovanni Chelli, il quale pubblicò il retorico, pomposo opuscolo La Maremma personificata che narra le sue passate e presenti vicende.
E la bella fontana che fine fece? Lo apprendiamo da Nello Nanni, che nel volume Amiata, il territorio, la cultura (a cura di Luciano Piazza), alla voce “Arcidosso”, così scrive: Fonti del Poggiolo. Fontana neogotica in ghisa, a forma di tempietto, fusa nelle fonderie di Follonica nel 1833. Collocata in origine a Grosseto, fu tolta per far posto al monumento chiamato “Canapone” nel 1846. I pezzi, smontati e abbandonati, vennero prelevati da alcuni arcidossini e rimontati nella piazzetta del Poggiolo. Dove la fontana di ghisa fa bella mostra, suscitando la curiosità dei turisti…

Se vuoi leggere l’articolo completo, lo trovi pubblicato sul numero di luglio 2024 di Maremma Magazine (alle pagine 107-108), disponibile in edicola, su abbonamento e in versione digitale. Acquista la tua copia on line! Clicca QUI