La magia del fuoco: la Notte della Luce illumina e scalda Sorano

La magia del fuoco: la Notte della Luce illumina e scalda Sorano

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Ogni anno il 30 dicembre, Sorano si illumina con la Notte della Luce, un evento che intreccia storia, solidarietà e tradizione. Ispirata agli antichi falò contadini, che un tempo segnalavano il benessere delle famiglie durante i rigidi inverni, la celebrazione ideata da Arturo Comastri è diventata un appuntamento imperdibile

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DI ELENA VANTELLINO

Sorano è uno di quei luoghi in grado di accendere la fantasia. Così vuole presentarci questo antico borgo medievale il presidente della Pro loco Arturo Comastri. Il borgo è un simpatico groviglio di viuzze e casette medievali che sembrano spuntare dalla roccia ed in effetti molti di questi edifici sono stati realizzati iniziando dall’escavazione del masso tufaceo per la realizzazione di stalle e cantine. Queste peculiarità sono valse a Sorano l’appellativo di “Matera della Toscana”.
Ci troviamo nella parte più a sud della Toscana, nella cosiddetta “Area dei tufi” che comprende le città antiche di Sorano, Sovana, Vitozza e Pitigliano.
In questi piccoli borghi molte sono le tradizioni orali che si sono tramandate di padre in figlio che insieme alla storia millenaria, al paesaggio, ad una natura incontaminata, alle tradizioni culinarie, rappresentano l’identità di questo territorio e dei suoi abitanti.
Fra le tante storie tramandate una in particolare, diversi anni fa, ha appassionato Arturo all’epoca amministratore locale, appassionato di storia, attaccato in modo viscerale al suo paese. E proprio da qui ha preso vita una delle tante leggende raccontate anni orsono attorno ad un camino quando ancora non esistevano internet e i cellulari.
I nonni raccontavano che all’epoca tra la popolazione che abitava il paese e quella che abitava nelle campagne c’era un forte senso di solidarietà che si faceva ancora più forte durante i lunghi periodi invernali, quando la neve scendeva copiosa cancellando strade e sentieri e impedendo qualsiasi spostamento.
Soprattutto in questo periodo nelle campagne i contadini comunicavano tra loro con l’utilizzo del fuoco. Quindi al sopraggiungere della sera venivano accesi i fuochi in luoghi ben visibili anche a distanze elevate.
L’accensione del falò all’imbrunire rappresentava un buon segno in quanto voleva dire che la famiglia che abitava in quel determinato podere stava bene, se all’ora stabilita nessun bagliore si scorgeva all’orizzonte i vicini accorrevano.
Sempre dai racconti dei nonni si narra che fossero le donne ad avere il compito di avvertire i vicini che il podere “tal dei tali” non aveva risposto al segnale. Con le mani riscaldate da uno scaldino portato sotto enormi scialli, raggiungevano le famiglie più vicine per organizzare le squadre di soccorso.
Erano gli uomini a partire nella notte armati di scarponi ed abiti pesanti; a volte riuscivano a raggiungere velocemente la famiglia bisognosa di aiuto a volte impiegavano tutta la notte…
Così anche quest’anno, dopo trentadue lunghi anni, organizzeremo, il 30 dicembre, la nostra festa della luce, un modo tutto nostro per riscaldare gli animi, fare nuove amicizie e rendere omaggio a quanti ci hanno preceduto e hanno saputo conservare questo splendido territorio…

Se vuoi leggere l’articolo completo, lo trovi pubblicato sul numero di dicembre 2024 di Maremma Magazine (alle pagine 33-35), disponibile in edicola, su abbonamento e in versione digitale. Acquista la tua copia on line! Clicca QUI