In questo breve scritto del settembre 1989 Alfio Cavoli tratteggia una leggenda, ambientata nel mondo dei secoli bui, che vede protagonista un giovane monterotondino, un luogo di culto e la bontà della Madonna. Naturalmente, quella del Frassine il cui Santuario si trova dalle parti di Monterotondo Marittimo
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DI ALFIO CAVOLI
MONTEROTONDO MARITTIMO, 24 settembre 1989 – Proprio nel periodo in cui imperversa lungo le coste maremmane la pirateria saracena, distruggendo interi villaggi e decimando inermi popolazioni, un giovane di Monterotondo Marittimo, evidentemente sostenuto da un forte spirito di avventura, non sa dare migliore soluzione ai suoi problemi esistenziali che quella di mettersi in mare con una fragile barchetta per esercitare il commercio da un porticciolo all’altro del Tirreno.
“Male cerco ‘un è mai troppo”, dicevano i nostri vecchi ai ragazzini che si trovavano a dover pagare le conseguenze dei loro giochi spericolati. Il male di cui il monterotondino va in cerca non tarda ad arrivare. E gli si presenta, appunto, nelle vesti terrifiche delle orde corsare.
Lo catturano; fanno colare a picco il suo guscio dopo essersi impossessati della merce che trasporta; lo trasferiscono quindi sulla loro feluca già carica di schiavi. Qui, il coraggio gli comincia a tentennare fin dal primo momento per crollare del tutto quando quelle anime dannate che lo hanno preso in consegna gli fanno sperimentare i loro modi brutali di trattare i prigionieri.
Pensando allora alla Madonna venerata nel Santuario del Frassine, lontano dal suo paese, la invoca apertamente e insistentemente affinché intervenga in suo aiuto, com’è solita fare con i fedeli che le circostanze della vita mettono talvolta in particolare difficoltà.
Ve l’immaginate l’ilarità dei satanassi turchi nel sentirlo implorare la Vergine come un bambino impaurito? Sulle prime, lasciano correre; poi, passando da un atteggiamento divertito a un moto di stizza per quella pretesa di sfuggire al suo destino grazie al soccorso di Maria Santissima, lo legano con una pesante catena, lo chiudono in una cassa, quindi si prendono gioco di lui e della sacra immagine alla quale continua a rivolgersi fiducioso, sfidandola a salvarlo dai flutti del mare in cui fra poco lo getteranno…