L’Ansonica, un vino del mare… un vino da amare…

L’Ansonica, un vino del mare… un vino da amare…

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Vitigno autoctono della bassa costa toscana e dell’Arcipelago Toscano, l’Ansonica ha origini misteriose, legate a leggende e influenze romane e greche. Genetico parente dell’Inzolia siciliana, questo vitigno ha attraversato secoli e culture, adattandosi alle tecniche vinicole locali. Oggi, è valorizzato per la sua versatilità in diverse vinificazioni e vive un periodo di rinascita, con un crescente interesse che ne celebra la tradizione e unicità nel panorama enologico toscano

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DI EMILIANO LEUTI

Il viaggio

L’Ansonica è un vitigno autoctono della bassa costa toscana e dell’Arcipelago Toscano, è un vitigno antico e come tale intriso di storia, ma ahimè questa storia non è ancora a noi ben nota. L’unica certezza che abbiamo è la sua corrispondenza genetica con l’Inzolia siciliana. È proprio questo dato, l’unicità della presenza stabile del vitigno in due areali così lontani e distinti che ci lascia intendere, con pochi dubbi, quanti dettagli abbia da raccontarci del suo viaggio così lungo e straordinario…
Uno dei racconti che più spesso ho ascoltato, soprattutto sul territorio della Costa d’Argento, è quello che narra del viaggio che l’Inzolia (nome siciliano dell’Ansonica) ha fatto nel tempo e nello spazio… Sarebbe giunto via mare grazie al commercio che i Romani effettuavano verso il nord Europa. Albinia era un modesto crocevia di scambi commerciali che si sviluppò enormemente a seguito della romanizzazione avvenuta in tutta l’area dopo l’insediamento di Cosa del 273 a.C. Si presume, nello scorrere di questo racconto, che i Romani, commercianti principalmente di vini da uve rosse, fossero invece, per i propri usi personali, amanti dell’inzolia siciliana e quindi solevano consumarla durante il viaggio e le loro soste in loco.
Fu così che si pensa iniziarono a coltivarla proprio su questi territori, dai quali non è più migrata. Cito Attilio Scienza dal suo “Vitigni d’Italia”: “è stata ipotizzata un’origine francese, per il termine ansoria (dal termine francese sorie, fulvo, color oro) legato alla presenza normanna in Sicilia e nel Mediterraneo orientale. Certo è invece il suo approdo in Sicilia, già in epoca antica e la sua successiva diffusione in Italia meridionale, in Sardegna e nell’isola d’Elba. Questo vitigno è ancora sporadicamente coltivato nell’isola del Giglio ed in alcune zone litoranee della Toscana. Recentemente è stata accertata con metodi genetico-molecolari, un’affinità genetica con i vitigni greci Rhoditis e Sideritis”. Un racconto, dalla matrice più elbana, attribuisce ai navigatori greci, che solevano far scalo all’isola d’Elba per finalità commerciali, il ruolo di coloro che trasmisero la cultura dell’Ansonica al popolo Etrusco, per poi diffondere il vitigno nella allora Etruria ed attuale Maremma…

Oggi, questo vitigno è celebrato per la sua versatilità, che si riflette nelle diverse tecniche di vinificazione: dalla freschezza dei vini di pronta beva alla complessità dei vini macerati, in anfora o affinati in legno. Nonostante le sfide della viticoltura eroica e dei limitati sbocchi commerciali, i produttori ne mantengono viva la tradizione e il suo carattere unico…

Se vuoi leggere l’articolo completo, lo trovi pubblicato sul numero di settembre 2024 di Maremma Magazine (alle pagine 68-72), disponibile in edicola, su abbonamento e in versione digitale. Acquista la tua copia on line! Clicca QUI