Dal cuore della Maremma, a Follonica, nasce nel 2008 I Matti delle Giuncaie, una band che trasforma l’immobilità in movimento grazie a un’esplosione di “Hard Folk” e contaminazioni musicali. Ispirati alla Patchanka dei Mano Negra e al racconto di Renato Fucini, i quattro musicisti mischiano stili e generi con libertà creativa, portando il loro suono gioioso in tour da Parigi al Canada
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DI ELENA VANTELLINO
Quando si parla del Folk Rock o Combat Folk italiano, oltre agli storici Bandabardó, Modena City Ramblers e Folkabbestia, oramai tutti nominano anche I Matti delle Giuncaie gruppo nato nel 2008 a Follonica, tra le paludi dell’Alta Maremma. Quattro amici che dalle acque ferme sono riusciti a creare un immaginario sonoro ricco di contaminazioni etniche, di voglia di far festa e di allegria, in una parola la “Patchanka” dei Mano Negra ma in salsa più semplice, maremmana appunto! Per conoscerli meglio abbiamo incontrato uno dei fondatori Lapo Marliani.
Come è iniziata l’avventura de I Matti delle Giuncaie?
Nel periodo 2006/2007 lavoravo nella stupenda Riserva Naturale della Diaccia Botrona, simbolo della struggente Maremma di una volta, quella tutta acquitrini e cannucce. Allo stesso tempo mi capitò di rileggere il racconto “Il Matto delle Giuncaie” del grande Renato Fucini. Anche io in quel periodo, come il padule, ero piuttosto in acque ferme a livello personale ma nonostante questo o forse proprio grazie a questo cominciai a comporre dei brani allegri e movimentati per chitarra e mandolino e chiamai allora Francesco Ceri, polistrumentista e cantante che conoscevo da molto ma con cui non avevo mai suonato.
Con lui nacque il primo embrione del nostro repertorio. Unendo il tutto per il nostro nome semplicemente misi al plurale il titolo del racconto di Fucini. Siamo al 2008 anno in cui si aggiungono Andrea Gozzi alla chitarra acustica e Mirko Rosi alla batteria. Il quartetto è
completo! Nel 2018 Simone Giusti subentrerà nel basso ad Andrea…