Proprio così. Follonica è oggi una delle mete estive più rinomate e apprezzate della Maremma grossetana e più in generale della Toscana. Una splendida località turistica che affonda le sue radici nella storia. Una storia ottocentesca quando la struttura di un piccolo borgo vicino al mare aveva le sembianze di un villaggio-fabbrica incentrato attorno alla fonderia in cui si lavorava il ferro e la ghisa, che ha lasciato un’impronta indelebile sulla città (II parte)
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DI DAVID BERTI
Sono a Follonica. Il cuore di questa vivace cittadina della costa maremmana non è racchiuso da fortificazioni medioevali e turrito da campanili di chiese, bensì cinto dalle cosiddette mura magonali e contraddistinto da peculiari edifici.
Già, il cuore di Follonica è stato, ed è, un vasto complesso industriale d’impianto ottocentesco. Un’area di migliaia di metri quadri! Tuttavia, il villaggio-fabbrica, di cui le acciaierie Ilva sono state le ultime proprietarie, andò incontro a un lento declino a partire dai primi decenni del Novecento. Fino a che, nel 1960, ogni attività siderurgica vi cessò. Un declino che arrivò a rappresentare un esempio di degrado urbano, di perdita d’identità storico- sociale di una comunità e di messa a repentaglio di un importante patrimonio di archeologia industriale.
Fortunatamente, negli anni Ottanta, iniziarono illuminati interventi di recupero, di riqualificazione e di valorizzazione del sito. Un percorso lontano dal definirsi concluso, ma che molto ha fatto e che ha dato un nuovo volto a parte dell’area. Un monumentale cancello in ghisa si para di fronte a me. Mi parla di confine. Ma, con le sue ante aperte, di un confine che permette il flusso tra il fuori e il dentro; non ghettizza, ma delimita un’unicità storico-urbana. È il varco attraverso il perimetro magonale, il recinto voluto da Leopoldo II di Lorena per dividere l’area delle Reali e Imperiali Fonderie di Follonica dal nascente paese. Fu realizzato tra il 1836 e il 1845…