
Nel libro “Viva voce” (Effigi), candidato al Premio Campiello, il filosofo e scrittore Stefano Adami racconta con lucidità e profondità la propria rinascita dopo un devastante ictus che lo ha colpito nel 2019. Un memoir potente, che affronta il dolore, la paura, la riabilitazione e la fatica dell’accettazione, ma anche il coraggio della rinascita
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DI DIANORA TINTI
Ducunt volentem fata, nolentem trahunt (Il fato guida chi vuole lasciarsi guidare e trascina chi non vuole) diceva Seneca. Una frase che ho sempre tenuto a mente e che considero un grande insegnamento. C’è qualcosa che ha a che fare con la resilienza, ma anche con il destino. Sì, perché è giusto lottare, avere il coraggio delle proprie scelte, inseguire i propri desideri, ma anche stare attenti a non andare contro la realtà. Anzi, Seneca ci consiglia di seguire il corso degli eventi, come fosse la corrente di un lungo fiume. Con scelte logiche, razionali, spesso sofferte. Adattandoci alle situazioni, perché la vita e l’universo di cui siamo impregnati sono cambiamento. Noi siamo cambiamento. Andare controcorrente, rifiutare lo stato oggettivo delle cose, ci porterebbe solo alla rottura, alla sconfitta.
È a questo che ho pensato leggendo ‘Viva voce’, il libro del filosofo, traduttore, saggista e scrittore Stefano Adami (edito Effigi) uscito recentemente in libreria e candidato al prestigioso Premio Campiello. Il libro è una testimonianza viva e vibrante di resilienza e trasformazione, una guida per chi affronta il dolore e un richiamo per tutti a non sprecare il tempo con l’inutile, ma a viverlo con grazia, coraggio e verità…
Se vuoi leggere l’articolo completo, lo trovi pubblicato sul numero di giugno 2025 di Maremma Magazine (alle pagine 64-66), disponibile in edicola, su abbonamento e in versione digitale. Acquista la tua copia on line! Clicca QUI