
La caccia al cinghiale in Maremma è parte integrante dell’identità locale. Renato Maestrini, ottantenne conosciuto come il cinghialaio di Tirli — siamo dalle parti di Castiglione della Pescaia —, racconta una tradizione fatta di passione, rischio e spirito di squadra. Oggi Renato per ragioni anagrafiche non pratica più, ma conserva cinque cani e i ricordi di una vita nella macchia, tra compagni, imprese e aneddoti che riportano ad un mondo ormai scomparso, in cui andare a sparare nei boschi era avventura, comunità e appartenenza
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DI GIOVANNI ROSSETTI
Sessant’anni tra la macchia, i cani, il fiato corto delle salite e il richiamo lontano delle “scariche” al ritorno. Renato Maestrini, ottant’anni e una memoria cucita addosso come una cartuccera, racconta un’epoca in cui la caccia al cinghiale non aveva telefoni, regole moderne né organizzazioni precise: solo voce, fiuto e coraggio.
Una Maremma fatta di poggi, crini, urla a distanza e compagni leggendari, in cui ogni battuta diventava racconto e la comunità era una sola cosa con la macchia.
Se vuoi leggere l’articolo completo, lo trovi pubblicato sul numero di novembre 2025 di Maremma Magazine (alle pagine 67-70), disponibile in edicola, su abbonamento e in versione digitale. Acquista la tua copia on line! Clicca QUI





