Se il primato toscano nel turismo deriva soprattutto dalla bellezza naturalistica del territorio, dal patrimonio culturale e dall’enogastronomia, la scarsità di investimenti nel turismo naturalistico in Maremma ha impoverito l’intero indotto. Indagine sullo stato dell’arte di quella che potrebbe e dovrebbe essere un’offerta importante nel nostro territorio, ma che invece per tante ragioni pare non essere sfruttata al meglio…
Mentre l’arcipelago Toscano è visitato dal 5% dei turisti italiani e dal 10,2% degli stranieri, i parchi e le aree naturalistiche maremmani sono grandi assenti dalla top ten delle aree protette più richieste dai visitatori presso i tour operator
di Deborah Coron
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Green Economy: diamo i numeri sul turismo naturalistico
L’Osservatorio Permanente sul Turismo Natura, presentando il suo 12° Rapporto Ecotur (a cura di ISTAT, Enit e Università dell’Aquila, con il coordinamento scientifico del prof. Tommaso Paolini), evidenzia una sostanziale stabilità dei flussi stranieri in Italia.
I parchi e le aree protette si confermano il segmento più rappresentativo del turismo naturalistico: a livello nazionale il 2014 ha registrato 102 milioni di visite con un fatturato di 11,883 miliardi di euro.
La classifica delle prime 10 aree protette più richieste dai turisti italiani presso i tour operator è guidata dal Parco Nazionale d’Abruzzo (30%) seguito da Gran Paradiso (21%), Dolomiti Bellunesi (20%), Cinque Terre (16%), Stelvio (15%), Circeo (7%), Foreste Casentinesi (6%), Arcipelago Toscano (5%) e Gran Sasso-Laga (3%).
Le preferenze dei turisti stranieri vedono in testa le Dolomiti Bellunesi (20,1%), seguite dai Parchi nazionali delle Cinque Terre (14,4%), Stelvio (11,7%), Arcipelago Toscano (10,2%), Appennino Tosco-Emiliano (8,6%), Abruzzo (7%), Gargano (6,1%), Gran Paradiso (6,1%), Cilento (2,9%), Gran Sasso-Laga (2,5%).
Mentre l’arcipelago Toscano è visitato dal 5% dei turisti italiani e dal 10,2% degli stranieri, i parchi e le aree naturalistiche maremmani sono grandi assenti dalla top ten delle aree protette più richieste dai turisti presso i tour operator.
Il visitatore prevalente ha un’età compresa tra i 31 e i 60 anni (52%), possiede un diploma di scuola superiore (49%), o una laurea (38%), soggiorna in un albergo o in una pensione e visita il Parco in coppia o con la sua famiglia, con una permanenza che si attesta sempre più sul weekend lungo e la vacanza settimanale (aumentati dal 12 al 31% a discapito delle gite di una giornata, scese dal 47 al 33%) e una capacità di spesa media (48%) e alta (16%). Lo sport preferito che pratica in mezzo alla natura è la bicicletta (29% delle preferenze), vero traino del settore, seguito dal trekking (25%) e dall’escursionismo (24%), sci (12%), animal watching (8 %) ed altri sport.
L’AIGAE (Associazione Italiana Guide Ambientali Escursionistiche) ha oltre 1500 soci con 2,5 milioni di clienti l’anno; l’AGAT (Associazione Guide Ambientali Toscane) ha solo 250 guide che rappresentano approssimativamente la metà del totale (500mila clienti l’anno stimati).
Il turismo naturalistico
Nel turismo naturalistico una delle motivazioni di base del viaggio è l’osservazione e l’apprezzamento della natura e delle culture tradizionali. È un turismo sostenibile che utilizza in maniera virtuosa il capitale naturale di un territorio attraverso la conoscenza, che acquista il valore dei beni da fruire e non il loro “consumo”, pone attenzione alle risorse locali e alla loro valorizzazione, in un’ottica eco-sostenibile. L’ecoturismo contribuisce alla protezione della natura e delle zone rurali generando benefici economici per le comunità locali, le organizzazioni e le autorità che gestiscono le zone naturali con l’obiettivo di proteggerle, costituendo una fonte di impiego e di reddito alternativo, facendo opera di sensibilizzazione allo stesso tempo verso le popolazioni locali e i turisti. Per far questo è necessario sviluppare una coscienza forte dei legami tra natura e uomo e degli effetti che le attività umane, e quindi anche quelle strettamente legate al turismo, hanno sull’ambiente.
Esistono molti modi per essere turisti naturalisti: per mezzo di semplici escursioni nei borghi rurali e in natura (visite ai parchi, soggiorni nelle oasi, passeggiate accompagnate da guide naturalistiche), le attività di osservazione degli animali (animal watching, fotografia), le attività sportive come byking, trekking o ippoturismo), l’apprendimento (l’obiettivo principale dell’educazione ambientale è diffondere la cultura della sostenibilità all’interno della gestione del territorio che viene considerato e studiato come rete di relazioni fisiche, biologiche, sociali, individuali). Un viaggio realmente naturalistico, comunque, deve tenere conto di molti fattori, come la scelta dei mezzi di trasporto, la sistemazione, l’utilizzo di guide specializzate. Va particolarmente di moda lo Slow Tourism (Turismo lento): un turismo ricreativo che si propone per un breve arco di tempo (quello della vacanza o del fine settimana), quale alternativa ai viaggi organizzati “mordi e fuggi”, riporta il turista a ricaricare le proprie energie tornando a uno stile di vita semplice, allineato ai ritmi dell’ambiente naturale, concedendosi il tempo di “osservare”, “gustare”, “sostare”, e soprattutto di non guardare l’orologio.
La vacanza d’osservazione e di studio di alcune specie animali attira sempre più turisti, in particolare il birdwatching, nato in Gran Bretagna dove conta ben 1,2 milioni di aderenti; l’interesse e il rispetto per gli animali si coniugano alla possibilità di esplorazione e conoscenza del territorio in tutti i periodi dell’anno, in particolare anche quelli molto lontani o esterni alle aree maggiormente turistiche.
L’Italia non ha una bella reputazione tra i birdwatcher, che sono nella maggioranza nord-europei, a causa della convinzione che un gran numero di cacciatori massacri gli uccelli migratori (per esempio sullo Stretto di Messina) che vengono a svernare in Italia o in altri paesi dell’Europa meridionale. La Commissione Europea ha più volte emesso dei provvedimenti d’infrazione contro l’Italia, con il pagamento di sanzioni molto onerose, per le leggi regionali sulla caccia in deroga e sui richiami vivi.
La testimonianza
Sul tema qualche elemento interessante ce lo fornisce Bruno Parisotto, fotografo naturalista per passione, che ha seguito l’evoluzione del birdwatching nelle aree umide maremmane.
Allora Parisotto, qual è la sua esperienza in proposito?
Ho fatto la guardia volontaria nel Padule della Diaccia Botrona ai tempi in cui, scaduta la concessione come riserva di caccia (istituita dal 1935 fino al 1987), la Provincia di Grosseto aveva continuato ad autorizzare l’attività venatoria: da qui la denuncia del WWF e il sequestro cautelativo disposto dalla magistratura (con il procuratore di Grosseto, dottor Federico) e un’interrogazione parlamentare nel 1993 (Fulco Pratesi). Da quel momento, però, le cose non sono cambiate molto: ci sono sempre e solo due capanni di osservazione (uno presso la Casa Rossa Ximenes – ora Museo Multimediale – e l’altro presso i Ponti di Badia) i cui accessi sono privi di camminamenti coperti che nascondano agli animali l’avvicinamento degli esseri umani: è sufficiente l’arrivo di una sola persona per vanificare le ore di appostamento di chi si sia già reso invisibile all’interno. Se poi si tratta di un osservatore improvvisato italiano, spesso non attrezzato, vestito con colori sgargianti e che magari chiacchiera al cellulare o crede di portare la famiglia allo zoo, il danno è irreversibile. Ben diversa è l’educazione dei birdwatcher stranieri, che sono la stragrande maggioranza in Maremma, bambini compresi: in comune tra di loro hanno una specifica formazione multidisciplinare, assumono un comportamento adeguato al luogo, hanno un profondo e consapevole rispetto per l’ambiente e senso civico, insieme a una grande sensibilità e ammirazione per lo spettacolo che la natura non manca mai di regalare!
Dove si può praticare il birdwatching e quali sono gli strumenti necessari?
Si può praticare in città, in un orto, nei Parchi, nelle aree protette (in particolare le aree umide sono abbastanza difficili da raggiungere, l’accesso viene limitato; in alcuni casi servono permessi speciali oppure è indispensabile essere accompagnati da guide): la Maremma ha un immenso patrimonio naturalistico, unico e spesso sconosciuto ai suoi stessi abitanti!
Occorre avere un buon binocolo, con un buon equilibrio tra ingrandimento, campo visivo e luminosità. È molto comune l’uso del telescopio da osservazione con un treppiedi: permette di studiare gli uccelli da distanze maggiori ed è utile in particolare per quelli acquatici; il digiscoping consiste nell’utilizzare il telescopio come lente per la macchina fotografica digitale. L’attrezzatura può pesare oltre 10 kg, quindi non è comodo percorrere grandi distanze a piedi per raggiungere gli osservatori.
Da novembre a febbraio un numero straordinario di specie di uccelli si raduna per esempio sul Monte Argentario, eppure arrivano pochissimi turisti naturalisti in Maremma. Come mai?
I periodi migliori per l’avvistamento degli uccelli sono da marzo a maggio, durante la migrazione primaverile e immediatamente dopo la stagione estiva, per tutto l’autunno. Ma da metà settembre fino alla fine di gennaio è aperta la caccia, per cui è possibile praticare il birdwatching solo nei giorni in cui è chiusa (due a settimana): gli spari spaventano continuamente gli uccelli e si corre il rischio, con la nostra presenza, di allontanarli spingendoli proprio verso i cacciatori.
Il birdwatching può rappresentare un’alternativa evoluta rispetto alla caccia?
Ne sono certo: il birdwatching offre un identico contatto diretto con la natura, tempo libero all’aria aperta, ma con la consapevolezza di aver dato un reale contributo alla sopravvivenza di tante specie e alla conservazione del loro ambiente integro, oltre che alla loro conoscenza. Si può praticare ovunque e si possono organizzare viaggi nei luoghi più belli del mondo per praticarlo. Inoltre, grazie alle macchine digitali, la fotografia naturalistica è diventata molto più semplice e alla portata di tutti. Anche i costi, rispetto all’arte venatoria, sono più accessibili: non servono licenze, munizioni, né mantenere cani da caccia…
I rimedi
Per individuare cosa manca al territorio italiano, e in particolare alla Maremma, per diventare più attraenti per il turismo naturalistico soprattutto straniero e competitivi, si è dimostrata interessante e ricca di spunti la conferenza che si è svolta il 3 maggio 2015 nell’ambito della Fiera Internazionale del Birdwatching e del Turismo Naturalistico a Comacchio (Fe) nel Parco del Delta del Po, alla quale hanno partecipato i rappresentanti delle più importanti organizzazioni europee del turismo ambientale.
Si tratta dell’unico Country event specializzato e professionale in Italia, dove incontrare circa 200 espositori tra enti territoriali ed aziende, poter provare le attrezzature sul campo e scoprire offerte sulle mete turistiche naturalistiche internazionali.
In sintesi ecco le indicazioni emerse su cosa è necessario attuare:
– Migliorare le infrastrutture delle aree protette e dotarle di parcheggi, camminamenti, osservatori, di una segnaletica dei punti di avvistamento;
– Organizzare punti di prima accoglienza per il turista che diano tutte le informazioni per muoversi sul territorio, con personale e guide che conoscano più lingue;
– Migliorare la rete dei trasporti soprattutto green e favorire il cicloturismo;
– Promuovere meglio e di più il nostro territorio, per esempio con proposte promosse sui giornali e sulle riviste specializzati europei e sul web;
– Coinvolgere i turisti in progetti di sostenibilità ambientale, sensibilizzandoli sul fatto che con il loro soggiorno danno un contributo a proteggere un’area naturale;
– Promuovere programmi di educazione ambientale per i cittadini e le scuole.
Foto del servizio di Bruno Parisotto