Rocchette di Fazio, un borgo incantato dove il tempo sembra essersi fermato

Rocchette di Fazio, un borgo incantato dove il tempo sembra essersi fermato

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Prosegue con questo numero il viaggio alla scoperta di una Maremma per così dire minore, fatta di piccoli paesi, dimenticati, quasi ignoti al turismo, come anche alle nostre escursioni domenicali, fuori dalle promozioni spesso stereotipate o lontani dalle principali vie di comunicazione, ma forse proprio per tutto questo dal grandissimo fascino. Sesta tappa: Rocchette di Fazio, dalle parti di Semproniano

Ci sono luoghi nella terra di Maremma che non sempre capita di incontrare, luoghi che vedi per la prima volta e ti sembrano alla fine del mondo; incantano, perché non te lo aspetti, perché si crede di conoscere tutto della terra dove siamo nati, e invece non è così…

di Laura Luzzetti Amerini

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Nei miei itinerari vagabondi per le terre di Maremma, sempre affascinata dai suoi multiformi paesaggi, sono tornata nell’antico borgo di Rocchette di Fazio, situato a pochi chilometri da Semproniano. Il piccolo centro non mi era sconosciuto, dal momento che molti anni fa mi capitò di visitarlo. Rimasi incantata dalla bellezza del luogo, situato in alto sulle rocce calcaree della valle dell’Albegna, ma suscitò in me tristezza la vista di un gioiello medievale in parte diruto, con le vie strette infestate da erbacce e con poche anime in giro: un paese morto.
La mia sorpresa, dunque, nel vedere oggi la rinascita del luogo, le case in pietra ristrutturate, l’antica chiesa della Consolazione con il portale aperto in segno di accoglienza, un ristorante e tanti fiori e piante alle finestre ed ai balconi. Un paesino, scrigno di storia, di leggende e di bellezze naturali finalmente rinato e valorizzato dai nuovi abitanti, in parte stranieri, e dalla ristrutturazione conclusasi nel 1998 con il rifacimento della pavimentazione in gran parte del borgo e con la sistemazione panoramica a terrazza nella zona alta del castello.
L’incanto del luogo mi è parso più forte, forse perché visitato nell’ora calda di un meriggio estivo, quando il tempo somiglia all’eternità e tutto è fermo in un silenzio teso e le cose sono lì per sempre e da sempre in un alone di mistero.
Le rocce alte sulla gola del fiume Albegna, ombreggiate da folta vegetazione, conferiscono uno sfondo leonardesco al piccolo centro che si erge impettito su un paesaggio pittoresco. “Il sito viene denominato per la prima volta con il nome di Rocchette nel 1216 ed annoverato nei possedimenti del conte Bonifazio (o Fazio) Cacciaconti degli Aldobrandeschi di Santa Fiora”. “Il castello di Rocchette aveva dominio sulla strada che da Talamone conduce alla montagna e rivestì grande importanza come luogo strategico, come vedetta che dominava verso settentrione la vallata superiore dell’Albegna ed a Sud-Ovest la zona di Saturnia. Facente parte della zona sud-occidentale della Contea di Santa Fiora, ebbe molta influenza nella lotta fra papato guelfo e fronte santafiorese ghibellino”.
Nel secolo XIV, il luogo venne conquistato da Orvieto e, in seguito, dalla famiglia Orsini di Pitigliano per passare, poi, nel secolo successivo sotto Siena di cui seguì le sorti fino alla metà del XVI secolo. Nonostante in seguito fosse entrato a far parte del Granducato di Toscana, Rocchette si avviò verso un lungo periodo di declino.
“Le mura del borgo furono edificate durante il XVIII secolo a difesa del primitivo insediamento situato nella parte alta e delimitano il complesso del castello aldobrandesco, grazie ad una cortina muraria a perimetro esagonale”.

È veramente piacevole aggirarsi nelle viuzze del paese e salire verso i ruderi della rocca che dominano dall’alto l’abitato e poi scendere la scalinata che porta alla chiesa tardo-romanica di Santa Cristina che, chiusa e sconsacrata, avrebbe davvero bisogno di un restauro. Il portale d’accesso risulta decentrato rispetto al colmo del tetto ed al rosone. Una croce sul lato destro del portale sembra una croce templare o dei Cavalieri di Malta. Mi dicono che all’interno della chiesa si trovino affreschi di un certo interesse ma alquanto deteriorati. Secondo una leggenda, nei pressi della chiesa, o addirittura nell’antica cripta, sarebbe stato sepolto un cavaliere templare assieme al suo cavallo e alla sua spada.
Si scende ancora nella sottostante Via del Castello e, sulla destra, un passaggio a due archi consente l’accesso al cortile del Palazzo Pretorio del XIII secolo con scala a loggetta ed epigrafe latina sul cornicione.
Costeggiando l’alto muraglione sottostante la Chiesa di Santa Cristina, si entra nel borgo attraverso la Porta del Castello e un altro vicoletto conduce ad una porta oltre la quale si notano i resti di San Tommè Apostolo eretto nel 1330.
Secondo alcuni studi recenti, come quello di Claudia Cinquemani Dragoni, si ipotizza che potrebbe trattarsi di un Ospedale Templare. Rocchette, infatti, era un luogo di passaggio della confraternita dei Cavalieri Templari. Del resto, sulle pareti esterne sono visibili elementi riconducibili verosimilmente ai Cavalieri del Tempio come l’effigie di Bafometto sulla parete laterale della struttura ed una croce templare inserita in un cerchio sulla facciata principale. Il Bafometto, termine di incerta origine lessicale, è un idolo misterioso che i Cavalieri del Tempio, durante lo scandaloso processo intentato contro di loro da Filippo IV il Bello re di Francia, furono accusati di adorare nei loro riti segreti. Il nome potrebbe essere interpretato come “battesimo di sapienza” con allusione ai riti di iniziazione gnostici.
Ma chissà; il volto scolpito sulla parete dell’Ospedaletto potrebbe essere anche quello del magister, del committente o semplicemente quello di un monaco che sorveglia la strada per la Terra Santa, dal momento che volge lo sguardo verso la Francigena. “L’ospedale, tuttavia, rispetta certe regole dei Cavalieri del Tempio. Costoro, infatti, usavano costruire i loro ospedali fuori dalle mura per offrire ricovero ai pellegrini giunti di notte quando le porte della città e dei borghi erano chiuse. Sull’archivolto del portale principale è scolpito I’”Agnus Dei” ad immagine dei vessilli appartenenti alla Militia Christi”.
Infine, il vagare per le viuzze del paese, passando sotto archi e antiche porte ci riconduce nella piazzetta che si trova in basso all’inizio del borgo dove ci accoglie nella sua penombra la Chiesa di Maria o Chiesa della Conciliazione. Costruita nel XVI secolo conserva all’interno un altare settecentesco su cui è situata una Madonna in legno policromo del secolo precedente.

Tra leggenda e storia, le vicende, il paesaggio, le pietre, la rocca, le stradine in salita, la scala templare che porta alla Pieve di Santa Cristina: tutto parla al visitatore di Rocchette che si aggira nell’antico borgo medievale, ammirato da tanta, singolare e misteriosa bellezza.

Bibliografia:
Guida alla Maremma Antica a cura di Maria Grazia Celuzza, Nuova Immagine Editrice 1993
Vivi la Maremma Guida turistica, Editrice Innocenti
“Rocchette di Fazio: dominio templare?” Claudia Cinquemani Dragoni, Antiche Dogane
Guida alla Maremma. Percorsi tra arte e natura, Aldo Mazzolai, Firenze Le Lettere 1997

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