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Il pittore maremmano Pietro Aldi (Manciano 1852-1888) per la prima volta in mostra a Firenze

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È dedicata a Pietro Aldi pittore (Manciano, 1852-1888) la mostra inaugurata il 5 novembre a Firenze nella Sala Espositiva dell’Accademia delle Arti del Disegno in via Ricasoli 68. L’esposizione, visitabile fino al 31 dicembre, presenta oltre quaranta opere del grande artista mancianese per la maggior parte custodite nella collezione di proprietà di Banca TEMA presso il Polo Culturale Pietro Aldi a Saturnia

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La mostra

Per la prima volta a Firenze, nelle sale espositive dell’Accademia delle Arti del Disegno, saranno esposte oltre quaranta opere del pittore mancianese Pietro Aldi, visitabili dal 5 novembre al 31 dicembre 2019.
La mostra, organizzata dal Polo Culturale Pietro Aldi, ha quali enti promotori Banca TEMA – Terre Etrusche e di Maremma Credito Cooperativo, TEMA Vita e il Comune di Manciano con la collaborazione del MIBAC – Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Siena, Grosseto e Arezzo e della rete dei Musei di Maremma e il patrocinio della Regione Toscana.
Le opere esposte sono per la maggior parte custodite nella collezione di proprietà di Banca TEMA presso il Polo Culturale Pietro Aldi a Saturnia, inaugurato nel 2016 e facente parte della rete museale dei Musei di Maremma. Proprio alla vigilia della mostra, nell’ottobre 2019, il Polo Aldi è stato riconosciuto dalla Regione Toscana quale museo di rilevanza regionale.

La presentazione

La conferenza stampa di presentazione dell’iniziativa si è svolta il 22 ottobre scorso a Firenze presso la Sala Barile del Consiglio Regionale alla presenza del presidente del Consiglio Regionale Eugenio Giani, del consigliere regionale Leonardo Marras, del presidente di TEMA Vita Francesco Gentili, del presidente di Banca TEMA Valter Vincio, del sindaco del Comune di Manciano Mirco Morini, del presidente dell’Accademia dell’Arte del Disegno Cristina Acidini e dei curatori della mostra Francesca Petrucci e Marco Firmati.
«Questa prima mostra fiorentina delle opere dell’artista Pietro Aldi – ha dichiarato il presidente di Banca TEMA Valter Vincio – intende promuovere il valore culturale della terra di Maremma che lo generò e che ne conserva in maniera sempre più consapevole numerose opere presso il Polo Culturale di Saturnia, istituzione che esprime una parte della missione culturale della Banca e della connessa TEMA Vita, attraverso l’esposizione permanente della collezione, le esposizioni temporanee, le attività didattiche e divulgative».
«Nelle intenzioni dei curatori e degli enti promotori – Banca TEMA, TEMA Vita e Comune di Manciano – e grazie alla generosa disponibilità di diversi enti e privati collezionisti, la mostra – ha sottolineato Marco Firmati, direttore del Polo Culturale Pietro Aldi – vuole offrire per la prima volta la più ampia rassegna possibile delle opere di Pietro Aldi, in grado di rendere apprezzabile la sua costante qualità nell’evoluzione del percorso artistico e di permettere un aggiornato giudizio critico sul suo lavoro, da molti ignorato o misconosciuto».
«Esprimo tutto il mio orgoglio – ha dichiarato il sindaco di Manciano Mirco Morini – per la grande visibilità che la mostra rende all’artista mancianese Pietro Aldi, conosciuto ai più per la rappresentazione dell’incontro a Teano fra Garibaldi e il re Vittorio Emanuele II nella Sala del Risorgimento del Palazzo Pubblico di Siena, una scena che alcune generazioni di studenti hanno trovato nei sussidiari e nei manuali di storia».
«Il nostro paese, definito “la spia della Maremma”, in quanto arroccato su un colle, gode di una posizione strategica per poter ammirare il panorama sottostante. Questo territorio ha rappresentato la culla perfetta per la nascita dell’autore grazie alla natura incontaminata che regna sovrana ed ai colori che ogni stagione, differentemente, ma sempre in maniera ineccepibile riesce ad offrire. Oggi, ogni angolo di Manciano è intriso dell’arte di questo pittore e del valore che con la sua arte è riuscito a trasmettere.
Nella casa natale di Pietro Aldi, situata nel centro storico, si rammenta che nel 1893 venne inaugurata la Galleria Pietro Aldi, a cura del fratello del pittore, composta da tutti i dipinti, i bozzetti e i disegni raccolti nel suo studio dopo la sua precoce ed improvvisa morte. La galleria, conservata sino agli anni ’80, è andata in parte dispersa per la mancata imposizione di un vincolo ma una parte consistente delle opere sono state oculatamente acquisite dal Comune di Manciano e dal locale istituto di credito cooperativo ora confluito in Banca TEMA. Sulle mura della casa mancianese del pittore è possibile scorgere una lapide in suo ricordo, commissionata dal Comune di Manciano sin dal giorno seguente alla sua morte ed affissa nel 1980. All’interno della Chiesa della SS. Annunziata è possibile ammirare l’Annunciazione, opera inserita nel 1875 in occasione del suo restauro sull’altare maggiore, oggi posizionata sulla parete sinistra.
Nel 1911 è stato eretto, nei giardini adiacenti alle scuole, un monumento in suo onore denominato Il fuoco dell’arte e l’allegoria della Pittura, opera di Vincenzo Rosignoli.
Il Cassero, possente edificio del XII secolo e dal Granducato di Toscana adibito a palazzo comunale, presenta nelle sue stanze un’ampia collezione di opere del celebre autore comprendente quadri e bozzetti: tra le opere più importanti si annovera Il giuramento di Ghino di Tacco, in esposizione presso la mostra di Firenze.
La presenza sul territorio di chi ha dedicato la propria vita alla nobile arte della pittura – conclude Morini – arricchisce costantemente la nostra cultura e il nostro prestigio. L’unione perfetta che si crea tra l’arte e l’incantevole ambiente circostante rende quelle che sono le opere di Aldi uniche nel suo genere ed è un vanto per il territorio mancianese da valorizzare e preservare».
Il catalogo scientifico della mostra, a cura di Marco Firmati e Francesca Petrucci è edito da Effigi (Arcidosso, GR) e presenta contributi di Giovanni Cipriani, Andrea e Giacomo Granchi, Bruno Santi, Ettore Spalletti e Francesca Petrucci, che offrono un quadro aggiornato e completo dell’attività del giovane artista maremmano, in grado di restituirne evoluzione e successo prematuramente interrotti.
L’inaugurazione della mostra si terrà il 5 novembre alle ore 17:30 presso la Sala delle Esposizioni dell’Accademia delle Arti del Disegno, in Via Ricasoli 68 a Firenze.

Pietro Aldi pittore (Manciano, 1852-1888)

Pietro Aldi, tra gli ultimi grandi allievi di Luigi Mussini all’Istituto di Belle Arti di Siena, ha avuto una vita breve, ma estremamente produttiva e intensa: ha affrontato temi storici e di genere, ritratti, paesaggi, nelle varie tecniche della pittura ad olio, ad acquerello e a tempera, realizzando numerosi quadri da cavalletto e impegnative tele destinate alle esposizioni pubbliche, oltre a grandi scene murali in edifici pubblici e in cappelle cimiteriali.
Dopo l’importante mostra organizzata a Manciano nel 1988, la sua figura artistica è stata celebrata a Saturnia nel 1999 in occasione dell’apertura al pubblico della collezione della locale Banca di Credito Cooperativo, ereditata ed implementata da Banca TEMA. Per valorizzare l’artista, Banca TEMA, nel 2016, ha aperto il Polo Culturale Pietro Aldi, promotore anche di questa esposizione, che intende offrire, per la prima volta a Firenze, una vasta rassegna delle opere del pittore, così da far conoscere la sua costante qualità e l’evoluzione di un percorso artistico ancora poco noto. I primi anni a Siena: l’Istituto di Belle Arti e l’Allunato Biringucci Dal 1864 al ’73 Pietro Aldi frequentò l’Istituto di Belle Arti di Siena, diretto da Luigi Mussini: la Natura morta con pelliccia e liuto fu presentata all’Esposizione annuale dell’Istituto nel 1871, mentre l’anno seguente Aldi vinse il concorso annuale per il saggio d’invenzione in pittura con L’allegoria delle tre arti e, per il suo paese di origine, eseguì Ghino di Tacco che giura sui Vangeli lo sterminio degli uccisori del padre suo.
Nel 1873 Pietro concludeva il percorso scolastico con la vittoria alla Scuola del Nudo (Fig. 7) e al concorso triennale della Scuola di Pittura con il quadro a olio d’invenzione sul tema L’ostracismo di Aristide, dalle Vite di Plutarco. Nel 1873-74 realizzò i personaggi storici della famiglia Ricasoli, dipinti nella sala da pranzo del castello di Brolio.
Il 13 aprile 1874, con il quadro storico Corradino di Svevia a Tagliacozzo, Pietro ottenne l’Alunnato Biringucci – un assegno per consentire gli studi a giovani artisti in formazione – da parte della Società di Esecutori delle Pie Disposizioni, che gli permise di soggiornare a Venezia, Firenze e Roma.

Nel 1876 il pittore presentò i risultati del suo aggiornamento nel dipinto L’adultera, eseguito come studio preparatorio di un quadro di grandi dimensioni sull’incontro tra Cristo e la Maddalena, di cui realizzò anche un bozzetto.
Conclusosi nel ’78 l’Alunnato Biringucci, Aldi ottenne una breve proroga e un assegno per recarsi a Parigi con l’invio alla Società di Esecutori di Pie Disposizioni dei dipinti Donne senesi che lavorano alle fortificazioni, di cui è presente in mostra uno studio, e All’oratorio.
Nello stesso anno l’Aldi partecipò all’Esposizione Artistica Romana con il quadro di soggetto medievale «Buoso da Doara traditore di Cremona sua patria, mentre mendico viene riconosciuto da alcuni suoi concittadini che escono da una chiesa», di cui viene presentato il bozzetto.

La maturità: tra Roma e Manciano

Dal 1876 Pietro Aldi divise la sua esistenza tra Roma e Manciano, costretto talvolta a lunghi soggiorni nella casa paterna per problemi di salute. Accanto alle opere di maggiore impegno, di soggetto storico o religioso, di grandi dimensioni e presentate alle esposizioni pubbliche più importanti, il pittore proponeva una produzione di soggetti ameni destinati a un pubblico borghese, che apprezzava particolarmente le scene galanti in abito rinascimentale come la Serenata a Venezia, o il delizioso Raffaello e la Fornarina, un tema diffuso dal gusto romantico, mentre forse destinati all’ambientazione di scene di genere furono gli Interni di Palazzo Corsini a Roma.

L’intensa attività dell’Aldi è testimoniata dalla lista di opere eseguite in poco tempo dopo la conclusione dell’Alunnato Biringucci, fra cui Salvator Rosa fanciullo sorpreso mentre dipinge sui muri della Certosa di Napoli, presentato nel 1881 all’Esposizione artistica veneziana, di cui viene presentato il bozzetto. Nel 1882 Aldi eseguì uno dei suoi dipinti più celebri, Le ultime ore della libertà senese, esposto l’anno seguente alla Mostra Internazionale di Roma dove riscosse grande successo, decretando la fama dell’artista come pittore di storia; i molti disegni e bozzetti realizzati dichiarano la lunga e complessa elaborazione del dipinto, che riprendeva il tema del precedente Le donne senesi che lavorano alle fortificazioni, del 1878, per esaltare una delle pagine più drammatiche della storia cittadina.
A un dramma contemporaneo è invece ispirata l’Allegoria della catastrofe di Casamicciola, un dipinto del 1884 che testimonia la sentita risposta dell’artista al disastroso terremoto che distrusse Casamicciola e altri centri dell’isola d’Ischia il 28 luglio 1883.

La Sala del Risorgimento a Siena

Dopo la scomparsa del re Vittorio Emanuele II, avvenuta il 9 gennaio 1878, la Giunta Comunale di Siena deliberò di onorarne la memoria con una sala dipinta nel Palazzo Pubblico, ma soltanto nel 1881 il progetto fu ripreso dal sindaco Luciano Banchi che, per attuarlo, costituì la commissione formata dal pittore Luigi Mussini, l’architetto Giuseppe Partini, l’ornatista Giorgio Bandini e l’erudito Giuseppe Palmieri Nuti. Il tema della sala fu interpretato da Mussini anche come celebrativo della moderna scuola artistica senese, tanto che vi volle presenti i suoi allievi migliori, Cesare Maccari, Amos Cassioli, Pietro Aldi e Alessandro Franchi.

A Pietro Aldi furono assegnati due episodi: l’incontro presso la cascina di Vignale di Vittorio Emanuele, re da un giorno, con il maresciallo austriaco Radetzky per trattare l’armistizio dopo la sconfitta di Novara, e l’incontro del re con Giuseppe Garibaldi a Teano).
Per l‘Incontro a Vignale, Pietro prese spunto dalla biografia del re scritta da Giuseppe Massari ed eseguì il primo bozzetto con l’abboccamento in strada, all’esterno della cascina. Ma, dopo aver parlato con un testimone oculare, Pietro dipinse il bozzetto definitivo, a cui apportò le modifiche suggerite dalla Commissione nel giugno 1885 , che lo indussero a studiare con attenzione l’effigie del re da giovane.
Anche il bozzetto per l’Incontro di Teano fu presentato alla Commissione tra il maggio ed il giugno del 1885 e a seguito dei consigli ricevuti, Aldi abbassò la composizione e collegò maggiormente le due metà della parete nello studio esecutivo, esaminato il 27 settembre, in cui, secondo l’uso rinascimentale, egli inserì il proprio autoritratto, vicino al ritratto del maestro Mussini.

I paesaggi

Molti disegni presentano il vivo interesse del pittore per i paesaggi: giovanile sembra l’acquerello con Case a Manciano, dipinto con l’intonazione affettuosa che troviamo anche nella Veduta del giardino di casa con la neve. Al paesaggio di Manciano o di Capalbio riporta la tela allungata, di taglio macchiaiolo, con Figure lungo le mura, forse lo studio per un dipinto storico, come suggerisce l’abbigliamento all’antica dei tre personaggi protagonisti. Il ritmo cromatico e compositivo diventa più allegro e brioso nelle immagini di Siena realizzate dall’Aldi durante i felici anni del primo affacciarsi all’arte, come mostra la sintetica Veduta di Siena che con poche pennellate decise propone il carattere architettonico della città medievale.
La conoscenza della moderna pittura di paesaggio internazionale sembra rivelata dalla Veduta romana, mentre il soggiorno a Napoli del 1880 è testimoniato dalla Veduta del golfo di Napoli, e dalla malinconica Marina che presenta lo studio di una spiaggia deserta, forse preparatorio per I funerali di Pompeo Magno, presentato all’Esposizione Artistica di Torino del 1881. Silloge di paesaggi diversi, montani, fluviali e urbani, appare la curiosa Tavolozza con dedica all’amico «G. Romani», probabilmente Galileo Romani di Scansano, nato nel 1841, figlio dell’architetto Alessandro.

Gli ultimi lavori

Per la fausta ricorrenza del giubileo sacerdotale del pontefice Leone XIII, nel 1888 fu organizzata a Roma l’Esposizione Vaticana dei doni offerti dall’intera cattolicità al suo capo sulla terra. Tra le opere inviate vi fu il quadro con Giuditta in atto di mostrare al popolo di Betulia la recisa testa di Oloferne, eseguito da Pietro Aldi su incarico delle Dame del Sacro Cuore di Trinità dei Monti, interpretava un preciso desiderio del Papa di un dipinto che «rappresentasse il trionfo di Giuditta, come simbolo dei trionfi cui ormai da secoli è avvezza la Chiesa». La grande tela, premiata all’Esposizione Vaticana con la medaglia d’oro, fu accolta con giudizi controversi dai critici: accanto a chi lodò la fantasia dell’Aldi nell’affrontare un tema molto trattato nel tempo, ci furono voci negative per l’incerta definizione storica della scena, ma i diversi commentatori concordavano nell’ammirare la perfetta armonia dei colori e la suggestiva atmosfera evocata in questo scorcio d’oriente biblico, già presenti nel bozzetto.
Dopo aver eseguito nel 1886 un dipinto di modeste dimensioni, acquistato da uno straniero, sul tema Nerone che contempla l’incendio di Roma, l’Aldi riprese il soggetto per una grande tela da portare all’Esposizione Universale di Parigi del 1889, rimasta incompleta per l’aggravarsi delle sue condizioni fisiche, che lo portarono alla morte nel maggio 1888. Il bozzetto in mostra presenta l’intrigante soggetto, in cui si univano la maestosità dell’architettura classica, la sensualità dei nudi femminili e l’atmosfera inebriante per fumi e profumi, a suggerire un ambiente di voluttà e peccato, gradito dall’estetica simbolista e decadente.

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