Storie di monete, ricchezze e tesori nascosti di una Maremma d’altri tempi

Storie di monete, ricchezze e tesori nascosti di una Maremma d’altri tempi

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Sono storie dal grande fascino e di rilevante interesse numismatico quelle che emergono a seguito degli importanti ritrovamenti di monete di altre epoche avvenuti nel grossetano ed in particolare ad Alberese da cui proviene il tesoro di fiorini d’oro scoperto nel 1932 e a Roselle di cui ora è disponibile il corpus delle monete provenienti dagli scavi archeologici e dal territorio

I due casi maremmani sono stati recentemente presentati al XV Congresso Internazionale di Numismatica, il più importante appuntamento nel settore della numismatica mondiale, promosso dall’International Numismatic Council e patrocinato, in questa edizione, dalla Presidenza della Repubblica Italiana, svoltosi a Taormina dal 20 al 25 settembre scorsi

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Si è da poche settimane concluso il XV Congresso Internazionale di Numismatica, il più importante appuntamento nel settore della numismatica mondiale, promosso dall’International Numismatic Council e patrocinato, in questa edizione, dalla Presidenza della Repubblica Italiana. A far da scenario all’evento, che si svolge ogni sei anni e che è stato ospitato in passato anche a Parigi, Madrid, New York, Washington e Londra, è stata l’incantevole Taormina dove, dal 20 al 25 settembre, oltre 700 studiosi e curatori di importanti medaglieri provenienti da tutto il mondo si sono riuniti per conoscere le ultime scoperte ed i risultati degli studi più importanti in campo numismatico. Tra questi, due hanno riguardato il territorio grossetano e sono stati accolti con grande interesse dalla comunità scientifica internazionale. Si tratta della pubblicazione del tesoro di fiorini d’oro scoperto nel 1932 nella Tenuta di Alberese e del corpus delle monete provenienti dagli scavi archeologici di Roselle.
“Ci sono ritrovamenti che possono essere di grande aiuto per il progresso degli studi – racconta Massimo De Benetti, studioso grossetano che ha presentato a Taormina i due lavori realizzati come consulente numismatico della Soprintendenza archeologica –. Per quanto riguarda i fiorini d’oro, ad esempio, sono ancora molti gli aspetti da chiarire legati all’inizio della loro coniazione, avvenuta a partire dal 1252. Per questo motivo il ritrovamento di Alberese, che offre un campione consistente di queste monete ed è l’unico tesoretto conosciuto recuperato integro con fiorini di questo tipo, appare di particolare importanza. E non solo per gli studi numismatici. La storia del ritrovamento si lega molto probabilmente a quella dell’abbazia di San Rabano e i documenti rintracciati permettono di fare alcune ipotesi sulla provenienza e la possibile destinazione di questa ricchezza. In breve, di aggiungere informazioni preziose ed utili a ricostruire alcuni aspetti della storia del nostro territorio”.

Ripercorriamo brevemente la vicenda della scoperta di Alberese che testimonia anche un momento particolarmente importante per la Maremma, quello delle bonifiche che l’hanno trasformata nel territorio che noi oggi conosciamo.
Nei primi anni ’30 del secolo scorso la Tenuta di Alberese era al centro di una grande opera di trasformazione fondiaria come conseguenza della politica di bonifica integrale voluta allora dal Governo. Qui l’Opera Nazionale per i Combattenti, a cui la Tenuta era stata affidata, dette avvio ai lavori per la messa a coltura di nuove terre, affidate a famiglie numerose di ex combattenti provenienti dal Veneto per la conduzione a mezzadria, ed alla realizzazione di canali, strade e tutte quelle opere necessarie alla vita di una comunità che si andava formando e che portarono alla nascita dell’odierno centro di Alberese.
Proprio nei pressi della fattoria granducale, gli operai al lavoro nell’uliveto dissotterrarono un gruzzolo di 76 fiorini d’oro, immediatamente recuperati e poi trasferiti a Firenze dove tuttora sono custoditi presso il museo archeologico nazionale.
Di questa scoperta poco o nulla era rimasto nella memoria collettiva, e anche quelle poche testimonianze che furono raccolte nei primi anni ’80 del secolo scorso, furono erroneamente scambiate per leggende.
Oggi la storia della scoperta e lo studio accurato delle monete sono contenute nel bel volume realizzato dalla Soprintendenza e dalla Tenuta di Alberese grazie al sostegno di uno sponsor privato e della Regione Toscana (“Il tesoro di Alberese. Un ripostiglio di fiorini d’oro del XIII secolo”, a cura di Massimo De Benetti).
La ricerca storica condotta dal Prof. Roberto Farinelli dell’Università di Siena indica come altamente probabile l’appartenenza di questa ricchezza alla vicina abbazia di San Rabano. Tra l’altro proprio nel periodo in cui il tesoro fu probabilmente nascosto (siamo negli anni ‘80 del Duecento) all’abbazia era stata destinata un ingente somma di denaro da parte del conte Ildebrandino il Rosso di Sovana, che nel suo lascito testamentario fa espresso riferimento alla consegna di fiorini d’oro per ottemperare alle sue volontà. E forse non è un caso, che il valore del tesoretto sia praticamente equivalente al censo che l’abbazia doveva versare alla Chiesa di Roma.
L’ipotesi più plausibile è che chi trasportava questa ricchezza, trovandosi in una situazione di pericolo nei pressi dell’odierno centro di Alberese, fu costretto ad occultarla senza avere più la possibilità di poterla recuperare.

Con Roselle si torna ancora più indietro nel tempo. La catalogazione delle monete recuperate negli scavi archeologici ha permesso di raccogliere dati utili a ricostruire le vicende storiche ed economiche dell’antica città.
Le monete più antiche appartengono a zecche campane ed etrusche (IV-III secolo a.C.), mentre la parte più consistente dei rinvenimenti è pertinente al periodo repubblicano, quando Roselle conobbe un rinnovato sviluppo (II sec. a.C.) successivo alla conquista romana del 294 a.C. Particolarmente numerose sono le monete di età imperiale, in particolare del periodo concomitante con la crescita e la monumentalizzazione della città (I sec. d.C.), mentre si registra una riduzione significativa nel IV secolo, quando cessarono nuove attività edilizie.
Dopo un vuoto di alcuni secoli, l’evidenza numismatica riappare alla fine dell’VIII secolo, con un raro denaro di Carlo Magno, e più tardi con alcune monete di XI e XII secolo, a ricordare il ruolo avuto da Roselle come sede vescovile fino al 1138, prima di cadere definitivamente in rovina.
Ma resta ancora molto da scoprire. Le ricerche in corso continuano, infatti, a riportare alla luce materiali di particolare interesse. È il caso, ad esempio, di due monete etrusche in argento da poco recuperate e di cui si conosceva fino ad oggi un solo esemplare dello stesso tipo, ma senza dati di provenienza. Adesso il ritrovamento effettuato a Roselle potrebbe dare spunto a nuove ipotesi sulla produzione e circolazione di queste monete e sul ruolo avuto dalla città in epoca etrusca. I nuovi dati raccolti costituiscono, inoltre, una importante integrazione al corpus delle monete rinvenute negli scavi archeologici della città e pubblicato nel 2013 dal Comune di Grosseto e dalla Soprintendenza (“Le monete dagli scavi di Roselle e dal territorio”, a cura di Massimo De Benetti e Fiorenzo Catalli, Edizioni Effigi).

Il territorio di Grosseto, quindi, si conferma ancora una volta luogo privilegiato della ricerca, dotato di uno straordinario patrimonio storico ed archeologico di cui queste ricerche costituiscono un ulteriore contributo per la sua conoscenza. Oltre all’interesse scientifico, occorre infine ricordare che la presentazione al Congresso di Taormina è stata anche l’occasione per far conoscere a livello internazionale due aree di particolare rilevanza ed interesse turistico per il territorio grossetano: l’abbazia di Santa Maria all’Alberese, meglio nota come San Rabano, nel Parco Naturale della Maremma, e l’area archeologica di Roselle. Luoghi di grande fascino che continuano a stupirci con la loro storia ancora in gran parte da svelare.
Per informazioni:
massimo.debenetti@gmail.com
http://independent.academia.edu/MassimoDeBenetti

Roselle monete antiche COP.indd Roselle. Denaro di Carlo Magno della zecca di Milano (post 781) sfondo nero Alberese Alberese. Fiorino d'oro di Firenze (circa 1265-1275)