Asciutto di aspetto e sbrigativo di modi, con un’eleganza innata sia in talare che in clargyman. Parliamo di Don Franco Cencioni Proposto del Capitolo della Cattedrale di Grosseto, ma per tutti semplicemente Don Franco, il prete di Maremma, che in un bel libro-confessione firmato da Giancarlo Capecchi, racconta di sé e della gente, davvero tanta che, nei lunghi anni di vita e nei molti decenni di sacerdozio ha incontrato…
La memoria vivente di una città. Non crediamo di esagerare nell’etichettare in questo modo Don Franco Cencioni, che in questo straordinario libro racconta di sé e di altri, di persone, di luoghi e di fatti di Grosseto e di una Maremma, di oggi e d’altri tempi…
di Vanna Francesca Bertoncelli
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Dal territorio per il territorio. È questo il motto a cui ha improntato la sua lunga vita sacerdotale don Franco, ovvero monsignor Cencioni, Proposto del Capitolo della Cattedrale di Grosseto.
Il Capitolo è l’organo di cui il Codice di Diritto Canonico nel LIBRO II – Il Popolo di Dio, cap. IV can. 503 dà questa definizione: “Il capitolo dei canonici, sia cattedrale sia collegiale, è il collegio di sacerdoti al quale spetta assolvere alle funzioni liturgiche più solenni nella chiesa cattedrale o collegiale; spetta inoltre al capitolo cattedrale adempiere i compiti che gli vengono affidati dal diritto o dal Vescovo diocesano”.
Non Dieci piccoli indiani come nel noto romanzo di Agatha Christie ma diciassette scanni destinati ad altrettanti canonici. Siamo nella Cattedrale di Grosseto. Sono le sedute che troviamo nello spazio detto “coro” dove prendono posto i prelati. Al di sotto si trova la secunda forma per i non canonici. Il coro di cui qui si tratta è lo spazio riservato alle ufficiature dei canonici membri del capitolo della Cattedrale. Uno spazio, secondo la tradizione orientale, che nascondeva ai fedeli lo svolgimento dei sacri misteri. Al centro del coro, per i libri sacri, il badalone, un imponente leggio girevole posto su un alto piedistallo.
Don Franco ogni mattina lascia la sacralità di questi luoghi e si avvia ad incontrare, lungo le strade della vita, dove le piccole storie e la Storia si intrecciano: le persone. Asciutto di aspetto e sbrigativo di modi, con un’eleganza innata sia in talare che in clargyman, scivola lesto per le vie cittadine. Don Franco conosce molti e tutti lo conoscono. Presente ovunque. Sempre. E sempre disponibile all’altro. Ha avuto l’accortezza pastorale di frequentare le case dei notabili cittadini senza trascurare gli “ultimi”. Sa grandezze e miserie delle persone per le quali si trova quotidianamente ad operare. Buon moderatore, acuto mediatore, ha saputo attraversare trasversalmente persone, idee ed ideologie. È entrato nei salotti di cui conosce opere di bene e scheletri negli armadi e frequentato le periferie dell’anima di cui ha toccato meschinità e generosità.
Don Franco ed il denaro si incrociano spesso, ma di passaggio. I soldi sono destinati a chi ne ha bisogno. Riesce sempre a trovare i fondi per le iniziative e le opere. È inserito in ogni ambiente. È amico di tutti e di nessuno in particolare. Frequenta tutti, accetta con piacere un invito a cena ma, resta sé stesso. Sempre. I riferimenti di don Franco alla Maremma da lui tanto amata, agli anni bui di questa splendida terra, alla fame che ne ha segnato la gente e la storia sono pressoché continui. Viso ligneo, scultoreo, è uomo dal carattere forte, determinato. Disposto al dialogo ma non alle chiacchiere ha un eloquio spesso recitativo ma sempre incisivo e di forte impatto.
Sono la A di ammirazione e la A di amicizia che hanno fatto rinunciare Giancarlo Capecchi, nella stesura della biografia di don Franco, a salire in cattedra. Lui che più che il giornalismo ha, nelle vene, quell’insegnare che esercita praticamente sempre. Eppure, per il suo don Franco, Giancarlo ha saputo fare un passo indietro. E don Franco, con generosità, racconta. Racconta di sé e della gente, davvero tanta che, nei lunghi anni di vita e nei molti decenni di sacerdozio ha incontrato.
La scelta di un io narrante nell’autore avrebbe forse dato maggiore facilità alla narrazione. Chi racconta questa storia? Ed il tempo usato è il presente o il passato? Presi dalla narrazione si va oltre. Le molte immagini a corredo del testo presentano un prete moderno, inteso non nel senso “diabolico” del termine ma nel senso di chi non è estraneo al tempo in cui vive. Don Franco, oggi, entusiasta ancora. Le foto lo ritraggono spesso in gruppo. Da giovane prete, sorride gioioso con la comitiva che, come responsabile, accompagna, e da adulto. In famiglia e con gli amici. Alle colonie con i tanti bambini ed i ragazzi da lui via via seguiti. E durante le celebrazioni liturgiche: matrimoni e battesimi, “prime comunioni” e funerali. Dalla festa patronale di San Lorenzo alle cerimonie con Vescovi e Cardinali sino alla visita, nel maggio 1989, del Pontefice Giovanni Paolo II in città quando, don Franco, mano nella mano con il Papa Santo, attraversa piazza Dante. Ed ancora con le autorità civili e militari. Nel 1960 è nominato canonico insieme al gigliese don Andrea Rum e nel 1992, dal Vescovo Paolo Galeazzi, preposto, cioè responsabile dei beni del capitolo, in sostituzione di monsignor Astutillo Pellegrini.
A chiudere il volume alcune note su Don Franco a cura di persone che lo conoscono bene, lo stimano e gli sono affezionate davvero tracciano un profilo per così dire “psicologico” della sua figura.
Francesco Carri e Giancarlo Ciarpi sottolineano i principi dell’insegnamento sociale cristiano rappresentati da don Franco e condivisi dalle Banche di Credito Cooperativo quali fondamenti per lo sviluppo della comunità grossetana. Il Sindaco Bonifazi definisce don Franco “La storia di Grosseto”. Il giornalista Rossano Marzocchi nella postfazione, Don Franco, sacerdote dentro e fuori, con pochi tratti di penna fa un ritratto a tutto tondo di Don Cencioni: “Lesto di gambe e rapido di mente, non inciampa una volta né con i piedi né con le parole. Usa un linguaggio franco, proprio come il suo nome, senza tante perifrasi, ma irruento alla bisogna” e prosegue “Don Franco è dunque un prete alla vecchia maniera, capace di testimoniare in quest’epoca in cui tutto fugge, quei valori cristiani per i quali, come per lui stesso, il tempo non passa mai”.
Giancarlo Capecchi, laurea in lettere, dopo una lunga attività di insegnamento nelle scuole, si dedica al giornalismo collaborando con i quotidiani La Nazione, Il Tempo, Il Corriere di Maremma. Per la Rai regione è stato corrispondente della Maremma Grossetana. Già direttore di TeleGrosseto, nel 2000 ha la direzione di TeleTirreno sino alla chiusura dell’emittente nel 2011.
Il libro DON FRANCO il prete di Maremma per l’ Editrice “il mio Amico” è in vendita presso le librerie.