Il riscatto della “Maremma amara”. L’Ente Maremma, la colonizzazione ed il processo...

Il riscatto della “Maremma amara”. L’Ente Maremma, la colonizzazione ed il processo di appoderamento

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Fu una svolta davvero epocale che sancì la radicale trasformazione territoriale, una crescita economica importante ed un importante riscatto dalle ansie e dai timori del periodo post bellico quella che interessò la Maremma e più in generale l’Italia grazie all’introduzione delle leggi di Riforma Fondiaria con conseguente assegnazione delle terre

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DI MARINA GUADALTI

La Maremma nel Dopoguerra

Il paesaggio agrario della Maremma degli anni ‘50 presentava ancora i noti aspetti di desolazione e abbandono resi celebri, quasi mezzo secolo prima, dalle tele di Giovanni Fattori. Il territorio complessivo misurava quasi un milione di ettari con la provincia di Grosseto che ne occupava 449.755. La scarsità di investimenti fondiari e la presenza umana nelle zone collinari e pianeggianti, che rappresentavano il 67% della superficie totale, e l’ordinamento cerealicolo-pastorale delle aziende, erano ancora aspetti predominanti nella Maremma del secondo dopoguerra. Il carattere economico prevalente era quello agricolo, salvo pochi complessi industriali, ed una delle sue peculiarità dal punto di vista dei rapporti di proprietà, era l’assenza o l’arretratezza del processo classico di separazione dell’agricoltura dalla proprietà terriera che impediva o limitava uno sviluppo sostanziale del settore e della stessa proprietà contadina, la quale rappresentava, nel 1947, appena il 16,4% della superficie produttiva provinciale.
La Maremma grossetana si presentava come caso limite anche rispetto alla situazione media italiana concernente la distribuzione della proprietà fondiaria, e all’interno di questa classe di proprietà avevano assoluta prevalenza quelle con più di 1.000 ettari, che da sole occupavano il 45,4% della superficie produttiva. Questa struttura rendeva quasi impossibile uno sviluppo dell’agricoltura tale da assorbire il naturale aumento della popolazione. In molte zone si aveva un eccesso di mano d’opera rispetto alle possibilità occupazionali.
La relazione ministeriale che accompagnò il testo del disegno di legge per la Riforma fondiaria generale, conteneva il raffronto dell’agricoltura italiana con la situazione esistente nei vari Paesi europei e da questi elementi statistici risultava che nel 1930 la percentuale della superficie agraria occupata dalle piccole aziende era, in Italia, del 57%, contro il 90,2% del Belgio, il 70,8% della Francia ed il 70% della Germania.

Se vuoi leggere l’articolo completo, lo trovi pubblicato sul numero di marzo 2020 di Maremma Magazine alle pagine 64-67. Le edicole, dove puoi acquistare la tua copia cartacea sono aperte, ma puoi anche leggere la versione digitale on line! Clicca QUI 

La Riforma Fondiaria

L’Ente Maremma

L’assegnazione delle terre