Il borgo di Manciano nel cuore dell’entroterra maremmano sorge su un colle, per cui giocoforza la viabilità interna scende a gradoni, seguendo un andamento semicircolare,
dalla rocca al perimetro della cerchia muraria. I collegamenti in passato ed in parte ancora oggi erano e sono garantiti da una serie di scalette lastricate in pietra che sono tuttora forse l’elemento più suggestivo e caratteristico di ciò che rimane del paese antico. E proprio per questo meriterebbero di essere recuperate e valorizzate…
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DI LUCIO NICCOLAI
Come molti altri paesi maremmani, Manciano sorge su un colle: la viabilità interna scendeva a gradoni, seguendo un andamento semicircolare, dalla rocca di origine aldobrandesca, ma di struttura senese, al perimetro della cerchia muraria di cui non rimane che una torre tonda e alcuni tratti di mura.
Manipoli di casupole addossate le une alle altre, edificate anch’esse per lo più con pietra locale squadrata e scalpellata, si affacciavano su piazzette interne collegate tra loro da vicoli, lastricati anch’essi, modellati con scalette basse con un’ampia apertura interna, che permettevano di superare agevolmente, anche durante l’inverno, quando gelava e c’era la neve, i notevoli dislivelli di altezza che separavano tra loro i vari nuclei abitativi e questi dalle vie principali e dagli edifici civili e religiosi che li sovrastavano. Tanto più utili erano le scalette per gli animali da soma utilizzati per trasportare i prodotti agricoli nelle cantine e nei magazzini che si aprivano al piano terreno ai lati dei vicoli, e le materie prime per le botteghe artigiane.
La realizzazione delle scalette lastricate in pietra fu quindi una scelta mirata e lungimirante. Non sappiamo quando furono realizzate, ma è certo che Manciano fu il primo comune della provincia di Grosseto ad essere provvisto, nel 1886, di un piano regolatore, che fu redatto dall’Ing. Aldo Aldi, fratello del pittore Pietro.
La roccia utilizzata era un’arenaria grigio-dorata – appartenente alla formazione del Macigno toscano (Oligocene) con una datazione valutata intorno ai 40 milioni di anni – la stessa che costituiva il basamento del paese e che emerge in alcuni tratti delle vie più vecchie o che affiora nelle cantine più antiche scavate nel sasso vivo.
“Nel corso di una cinquantina d’anni ho assistito alla progressiva eliminazione dell’originario lastricato lapideo, sostituito – quando non da sbrigative colate di asfalto o cemento – da “lastre che si sfaldano come cartapesta”, pietre squadrate con sistemi meccanici, chiare e delicate, su cui si imprimono macchie d’olio e si distendono lunghe “gorate” che segnalano una assidua – non invidiabile o esaltante – frequentazione di animali (in senso lato) domestici”…