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Arte, architettura, natura ed enogastronomia. È ciò che offre al visitatore il piccolo borgo di Seggiano sulle pendici del Monte Amiata, un luogo incantevole e carico di storia (da visitare in qualunque periodo dell’anno) che ha fatto dell’olio il simbolo dell’enogastronomia autoctona. Senza dimenticare che la vetta Amiata è davvero vicina e merita un’ulteriore escursione

di Francesca Costagliola

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L’Amiata pullula di luoghi incantati, di piccoli paesi pregni di storia e dal grande fascino. Uno di questi è sicuramente Seggiano.
Immerso tra boschi di olivi e castagni, il delizioso borgo ha da sempre rappresentato un luogo strategico, ubicato tra il monte Amiata ed il territorio senese.
Ricco di testimonianze artistiche e del passato, fiero delle proprie tipicità e del turismo consapevole che visita il paese per riscoprire le autenticità di un luogo in cui il tempo sembra essersi fermato, Seggiano è noto per varie cose ed in primis per l’olio.
Qui si produce l’olivastra seggianese, una varietà di olivo particolarmente pregiata. Per la sua tutela è nato il Consorzio dell’Olivastra Seggianese, che ha avanzato la richiesta della certificazione DOP, con lo scopo di valorizzare il prodotto e garantirne la qualità e la specificità. I comuni interessati dalla certificazione DOP sono: Seggiano, Casteldelpiano, Arcidosso e in parte i comuni di Cinigiano, Santa Fiora, Roccalbegna e Semproniano. È qui che si sviluppa da secoli la coltivazione dell’olivastra, la cui presenza è legata a particolari fattori climatici e di altitudine; cresce infatti tra 200 e 500 metri sopra il livello del mare ed è molto resistente alle basse temperature. Dall’olivastra si ricava un olio dal profumo fruttato leggero e dal sapore delicato, che si accompagna al pesce, alle insalate ed è impiegato per la preparazione di diversi dolci tipici di quest’area, che diventano ancora più soffici e delicati grazie all’utilizzo dell’olio, o per il famoso biscotto salato, insaporita d’anice.
Non è un mistero, che fin dall’antichità, l’olio abbia costituito un prodotto di prima necessità accanto al vino: simboli di ricchezza e prestigio, poi beni sempre più comuni, parte integrante dell’alimentazione e protagonisti del commercio marittimo. In epoca romana venivano prodotti nelle ville schiavistiche, vere e proprie aziende agricole basate sulla manodopera degli schiavi e su una capillare disciplina.

E non è un caso che qui sia nato uno dei più avveniristici musei in Italia dedicato proprio al suo prodotto principe: il Museo dell’Olivastra e della Terra di Seggiano, fortemente voluto dal Comune di Seggiano in sinergia con la Fondazione Le Radici di Seggiano e la Comunità Montana Amiata Grossetano e realizzato attingendo a varie tipologie di risorse, da quelle locali con la firma del Patto per Seggiano fra Comune, Provincia di Grosseto e Comunità Montana del Monte Amiata (ora Unione dei Comuni Amiatini), a quelle della Regione Toscana (PIC, Filiera Corta) ed europee (Leader, Innolabs), oltre che interventi di strutture private con funzioni pubbliche ATO Ombrone 6, Acquedotto del Fiora, Fondazione MPS.
Il progetto del Museo è stato curato da Spazi Consonanti, un gruppo di architetti che ha dato vita a numerosi musei locali, con l’intento di dare rappresentazione alla storia, alla cultura, e anche alle aspettative per il futuro che un territorio esprime.
La particolarità di questo Museo, presentato anche in convegni internazionali, è data dal fatto che prende in esame in modo dinamico aspetti particolari delle piante – e dell’olivo nel caso specifico – quali… le reazioni, gli input emotivi e… l’intelligenza. Proprio così, l’intelligenza: perché a quanto sembra anche le piante ne sono provviste.
Il Museo è una rivisitazione contemporanea della civiltà dell’olio e dell’ulivo che rappresenta una struttura unica nel suo genere in Italia e in Europa: uno spazio articolato e multiforme, destinato alla conservazione della memoria ma anche alla sua rinascita contemporanea.
Il modello di museo diffuso è articolato in spazi già dotati di una propria individuale autonomia e potenzialità di gestione, come quella del cisternone o del vecchio frantoio in connessione con l’antistante oleoteca.

Dal punto di vista storico, Seggiano sorse agli inizi del X secolo come possedimento dell’abbazia di San Salvatore, che dopo l’anno Mille cedette una parte dei diritti all’Abbazia di Sant’Antimo. Nella metà del Duecento vi esercitarono il proprio dominio i senesi. Seggiano rimase sotto l’egida della Repubblica di Siena fino al 1555, anno in cui entrò a far parte del Granducato di Toscana.
Il borgo, di spiccata impronta medievale è cinto di mura, costruite a partire dal X secolo, che delimitano l’abitato.
Significativa è la sinergia tra architettura e natura, in particolare i luoghi di culto conservano pregevoli opere d’arte.
Tra queste ricordiamo: la chiesa di San Bartolomeo, a tre navate, che conserva un polittico trecentesco attribuito al Bulgarini, alcuni dipinti coevi attribuiti a Ugolino Lorenzetti e affreschi del Cinquecento; la Chiesa della Compagnia del Corpus Domini, dedicata anche a San Bernardino a seguito del trasferimento al suo interno del reliquiario con oggetti appartenenti al santo; l’Oratorio di San Rocco, che custodisce affreschi del pittore senese Girolamo di Domenico; il Convento del Colombaio, antico complesso monastico situato non lontano dal Castello del Potentino (fu il primo monastero fondato dai francescani in provincia di Grosseto); la Chiesa di Santa Maria in Villa, situata nell’omonima località alle porte di Seggiano, edificata in epoca medievale, con facciata a capanna e campanile a vela (al suo interno è conservata un’immagine della Madonna circondata da affreschi di Francesco Nasini con figure di angeli e santi).
Particolare attenzione merita il Santuario della Madonna della Carità, edificato in epoca rinascimentale ai piedi del paese e restaurato in epoche successive. Esso nasce in un periodo di grande importanza per il culto mariano. La facciata in trachite si presenta in stile barocco; molto caratteristica è la cupola in mattoni. Di pianta rettangolare, divisa in tre navate, la chiesa conserva un affresco collocato sul portale raffigurante l’Annunciazione ed all’interno due dipinti dedicati a Santa Caterina da Siena, vari sono gli altari voluti dalla famiglia degli Ugurgeri. Significativa per la storia e la tradizione del paese è la motivazione dell’edificazione della chiesa: fare un voto collettivo alla Madonna per fronteggiare la fame e la carestia che minava il territorio. Oggi l’imponente costruzione ricorda come tanta devozione, sincera e profonda sia stata ricompensata da prodigi e grazie.
Altro luogo che caratterizza Seggiano è il Giardino di Daniel Spoerri, suggestivo parco-museo creato nei primi anni novanta dall’omonimo artista, uno dei più celebri esponenti del Nouveau Réalisme degli anni Sessanta. Vi sono collocate circa un centinaio di opere di quasi 40 artisti diversi, provenienti soprattutto dalla Svizzera e dalla Germania. Le sculture, celate tra il verde dei boschi e degli uliveti, quasi a voler sorprendere il visitatore richiamano le magiche e surreali atmosfere del cinquecentesco Parco dei Mostri di Bomarzo, dando vita ad un’esperienza insolita e curiosa.

Seggiano dunque è una meta da non perdere, qui arte, architettura, natura ed enogastronomia offrono al visitatore straordinarie sorprese. Senza dimenticare che la vetta Amiata è davvero vicina e merita un’ulteriore escursione.

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