Diciamolo subito. L’annata 2023 è stata tutt’altro che semplice: piogge abbondanti fino a fine giungo e diverse ondate di forte caldo, soprattutto a metà agosto, hanno complicato la vita a molti produttori, e purtuttavia, a vendemmia ormai quasi del tutto terminata, il bilancio resta positivo: il calo della quantità ci sarà, ma la qualità dei vini sarà ottima
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DI LINA SENSERINI
Che la Maremma fosse una terra particolarmente adatta alla coltivazione della vite, i maremmani lo hanno sempre saputo. Non c’era podere che non avesse i suoi filari per il vino da mettere in tavola. Che dalle sue colline e dalle sue pianure potessero nascere grandi vini, invece, c’è voluto più tempo per scoprirlo. Ma soprattutto l’intuizione di imprenditori del settore, che negli ultimi 50 anni hanno investito nei vitigni e nelle cantine, dando il là al miracolo del vino in provincia di Grosseto.
Se n’era accorto anche Giacomo Tachis, uno dei più grandi enologi italiani, il padre del rinascimento enologico italiano, che ha messo la propria firma sul Tignanello, il Sassicaia, il Solaia solo per citare i più celebri Super Tuscan.
Tachis era convinto che i vini di Maremma avessero ben poco da invidiare ai più blasonati cugini del Chianti e di Montalcino, dovevano solo crescere. La sua stessa lungimiranza enologica l’hanno avuta per primi i Biondi Santi, i Frescobaldi, gli Antinori, i Mazzei, i Guicciardini, i Cinelli Colombini, i Mantellassi. Seguiti dopo qualche anno dalla famiglia Zonin, da Cecchi, dalla joint venture Rotschild-Panerai che ha creato Rocca di Frassinello, “scomodando” Renzo Piano per firmare il progetto dell’avveniristica cantina sulle colline di Gavorrano, fino a Claudio Tipa con la sua azienda Colle Massari ai piedi dell’Amiata.
10 denominazioni, 9.000 ettari di vigneto, 700 aziende
È anche grazie al loro interesse per questo “Eldorado” del vino che è stata la Maremma per tanti anni, se la mentalità dei produttori locali ha cominciato a cambiare, per arrivare nel tempo a costruire un tessuto di circa 700 aziende – tra viticoltori e produttori “verticali”, dalla vigna al bicchiere – che oggi sono la spina dorsale di un mondo produttivo. E senza contare che proprio in provincia di Grosseto, nel 1966 è nata una delle prime denominazioni italiane, la Doc del Bianco di Pitigliano, seguita nel 1971 dalla Doc “aziendale” della Parrina.
Oggi, in Maremma sono 8 le Doc e 2 le Docg, (Morellino di Scansano e Montecucco Sangiovese), per una superficie vitata di circa 9mila ettari, la terza in Toscana, con prevalenza di vitigni a bacca nera, sui quali predomina il Sangiovese, mentre nel bianco il più coltivato è il Vermentino.
Ma il panorama ampelografico maremmano è molto ricco anche in vitigni internazionali…
La vendemmia e i vini 2023: meno uva ma migliore
In Toscana, ma questo dato vale anche per molte altre regioni italiane, il 2023 non è stato un anno felice per le uve in termini di quantità. Lo sarà, invece, in termini di qualità…
La vendemmia in Maremma non si discosta dall’andamento regionale, almeno secondo le valutazioni e le previsioni sui vini dei tre principali consorzi di tutela: quello del Morellino di Scansano, del Montecucco e della Doc Maremma, l’ultima arrivata, che comprende tutto il territorio provinciale…