È un viaggio ideale e insolito attraverso la città, alla scoperta o riscoperta delle tracce e della maestria di Tolomeo Faccendi, quello proposto da Rossano Marzocchi, cultore di storia locale e nostro collaboratore, in quattro diversi incontri dedicati al racconto della vita e delle opere del prolifico scultore grossetano deceduto nel 1970 ed insignito del Grifone d’Oro dalla Proloco cittadina
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DI GIADA RUSTICI
Chi è l’autore della scultura del buttero a cavallo di fronte alla stazione ferroviaria di Grosseto?
È lo stesso del cavallino in Via Manetti? E del cinghialino sul bastione del Molino a vento delle Mura? Ebbene sì, anche se non tutti lo sanno. Ma la città di Grosseto, nell’ultimo periodo, ha mostrato grande affetto e interesse per un artista locale che ha segnato, con le sue opere, il capoluogo, la Maremma e il mondo: Tolomeo Faccendi. E l’ha fatto grazie alle conoscenze e alla capacità narrativa di Rossano Marzocchi, cultore di storia locale e nostro collaboratore, che, in quattro diversi incontri ha intrattenuto le platee con il racconto della vita e delle opere di Faccendi in un viaggio ideale attraverso la città, in un percorso che si snoda per la città alla ricerca delle tracce di Faccendi e, con esse, della storia del nostro territorio: si entra nelle chiese, nelle scuole, negli uffici pubblici si passeggia sulle mura, e ovunque si scoprono piccole o grandi opere di questo scultore.
Nato a Grosseto nel 1905 da Dino (fruttivendolo) e Carolina (sarta), Faccendi intraprende «la sua carriera artistica in seguito ad un brutto incidente in sella alla sua motocicletta. Costretto a casa per molti mesi, riprende l’attività di scultore che aveva abbandonato in precedenza…