“Siena mi fé; disfecemi Maremma”, la triste vicenda della Pia de’ Tolomei...

“Siena mi fé; disfecemi Maremma”, la triste vicenda della Pia de’ Tolomei di dantesca memoria

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Dante Gabriel Rossetti, La Pia de' Tolomei

Nel Settecentenario dalla morte di Dante Alighieri, oltre al programma delle celebrazioni promosse dal Comitato celebrativo “La Maremma per Dante, Cultura per la vita 1321-2021” che terranno banco per tutto l’anno da febbraio a novembre, è inevitabile rievocare i passaggi (fatti, persone, luoghi) dedicati alla nostra terra contenuti nella Divina Commedia. Qui, parliamo della Pia de’ Tolomei uno tra i personaggi più celebri e noti del grande poema, per lo meno nella ricezione popolare

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DI LUCIO NICCOLAI

Si celebra quest’anno il VII centenario della morte di Dante Alighieri. Inevitabile ripercorrere, anche e soprattutto in questa occasione, i versi della Commedia dedicati ai luoghi maremmani, utilizzarli quasi come tracce di un percorso storico, letterario leggendario nella nostra terra e nel suo immaginario collettivo.
Per primo, il pensiero va alla Pia, forse perché uno tra i personaggi più celebri e noti del grande poema, per lo meno nella ricezione popolare.
In realtà Dante non le dedica che «poche righe» e, come scrive Auerbach, «senza una parola di commento ci pone innanzi tutta la Pia […] con le sue proprie parole»:
«Deh, quando tu sarai tornato al mondo/ e riposato de la lunga via»,/ seguitò ‘l terzo spirito al secondo,// «ricorditi di me che son la Pia;/ Siena mi fé, disfecemi Maremma:/ salsi colui che ‘nnanellata pria// disposando m’avea con la sua gemma»
(Purg., V, 130-136).
I versi ispirano – come scrivono Cataldi e Luperini – un senso di melanconia e delicatezza: «la voce sommessa di Pia, la quale cortesemente prega Dante di ricordarsi di lei dopo essere tornato al mondo e dopo essersi riposato dal faticoso cammino: augurio gentile e insieme spia di una carattere delicato e malinconico, incline al raccoglimento e pudicamente ritroso. […] Le parole di Pia, musicalmente intonate, esprimono tale delicatezza attraverso l’allusività del racconto (la stessa cerimonia del matrimonio è evocata solo attraverso il particolare gentile dell’anello)»…
Secondo gli antichi commentatori come il Landino (XV sec.) «Questa fu sanese et moglie di messer Nello dalla Pietra da Siena. El quale essendo rettore in Maremma, la trovò secondo che si crede in fallo, et uccisela sì secretamente che non si seppe allora. Siena mi fè, perché a Siena nacqui, et disfecemi Maremma, perché quivi fui uccisa. Et perché el modo fu secreto, dice, che colui el sa, el quale prima disposandomi m’havea inanellata, i. era mio marito».
Nello dalla Pietra cui si allude, viene comunemente identificato con Nello d’Inghiramo dei Pannocchieschi, signore di Castel di Pietra in Maremma (dove Pia sarebbe morta), capitano della Taglia guelfa nel 1284. Del castello, posto all’estremità nord-orientale del territorio comunale di Gavorrano, non rimangono oggi che ruderi assai estesi e imponenti dell’insediamento medievale (dell’originaria torre risalente all’XI secolo, del cassero del XII-XIII secolo) e il sito archeologico è attualmente di competenza del Parco tecnologico archeologico delle colline metallifere grossetane…

Se vuoi leggere l’articolo completo, lo trovi pubblicato sul numero di marzo 2021 di Maremma Magazine (alle pagine 34-37), disponibile in edicola, su abbonamento e in versione digitale. Acquista la tua copia on line! Clicca QUI