Ancora in viaggio alla scoperta della Maremma e delle mille storie che questo angolo di Toscana custodisce. In questo caso il tour approda in quel di Scarlino, piccolo borgo arroccato su un crinale del monte Alma e dominato da un castello che si erge sopra una stretta lingua di case di pietra dai tetti vermigli
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DI DAVID BERTI
La lampada a olio sul comodino illumina la camera. La luce vellutata allunga coni d’ombra che lasciano angoli nella semioscurità. È seduto sul letto con la schiena appoggiata a due cuscini e le gambe distese.
Vestito: non può spogliarsi, non conviene. Sono le due e mezza della notte e tra poco lascerà anche quella dimora. E poi, deve essere pronto alla fuga. È così da oltre un mese. Forse…, da sempre.
La zanzariera a baldacchino sembra soffocarlo, come le finestre chiuse. Lui, che da sempre ha bisogno di un varco verso la libertà. Ma in Maremma, a inizio settembre, le zanzare sono ancora voraci. Specialmente lì, nella piana ai piedi di Scarlino, vicino al padule.
Un dolore acuto alle ossa disegna una smorfia di sofferenza sul suo volto. Quei maledetti reumatismi a volte non gli danno pace: probabilmente il pegno da pagare per un uomo di quarantadue anni che ha sempre vissuto al limite.
Gira qualcosa tra le dita. Può fare a meno di tutto, ma non di un sigaro e di una tazza di caffè. Il patriota Guelfi questo lo sa bene. Anche se lui non si trova nella sua tenuta per non generare sospetti, non gli ha fatto mancare né l’uno, né l’altra all’arrivo.
Lo accende, tira una boccata. La brace della punta brilla rossa. Posa gli occhi su “Leggero” che dorme su un lettino dall’altra parte della stanza. È profondamente legato a quell’uomo di trentasei anni. Lo aveva conosciuto anni prima a Montevideo, in Uruguay. Si era unito alla sua Legione Italiana disertando dalla Marina del Regno di Sardegna in nome di quegli ideali di libertà e indipendenza che ancora ne scolpiscono il destino. Da allora non si erano più separati. Il Maggiore Giovanni Battista Culiolo lo aveva seguito in Italia partecipando ai moti risorgimentali e accorrendo in difesa della Repubblica Romana. Senza di lui non ce l’avrebbe fatta in quella fuga dagli austriaci e dai servizi segreti papalini. Già, ora era il ricercato numero uno: il più pericoloso sovversivo da eliminare a ogni costo.
Una fitta al cuore. Anita…