Pitigliano, tra Niccolò III Orsini, il ghetto ebraico e tantissime altre perle...

Pitigliano, tra Niccolò III Orsini, il ghetto ebraico e tantissime altre perle piene di storia

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Il nostro viaggio nello spazio dedicato a “L’itinerario del mese” prosegue a Pitigliano. Dopo aver parlato nel numero scorso di Niccolò III Orsini, abile condottiero italiano, conte di Nola e Pitigliano vissuto tra il 1442 ed il 1510, in questa seconda e ultima puntata andiamo alla scoperta delle infinite perle di questo splendido borgo di Maremma arroccato sul tufo…

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DI DAVID BERTI

Il paesaggio, mutando repentinamente, mi catapulta dentro una tela dalla potente bellezza. Uno shock estetico che mi sconcerta. Sul lato opposto di una profonda valle smeraldo, si erge un possente e dirupato sperone tufaceo sulla cui sommità, alquanto livellata, è adagiato un borgo: un gregge ammassato e compatto di case che pare una merlatura naturale al blocco di porosa roccia vulcanica.

Acquedotto mediceo

Della stessa sostanza del geologico supporto che le sostiene, le costruzioni sembrano state scolpite da certosini scalpellini. Solo tetti scaglionati di tegole arancioni spezzano, in assonanza cromatica, il trionfo dell’ocra. Un solido campanile a balze si eleva monumentale al cielo come sentinella sull’abitato. Il suono di un clacson mi desta. Non mi ero reso conto di essermi fermato in mezzo alla strada trasportato via dalla surreale immagine. Lasciata la macchina, mi avvio verso il centro storico di Pitigliano. La rupe tufacea, circondata dai torrenti Lente, Meleta e Prochio e da essi forgiata nel corso dei millenni scavando i profondi canyon sulla quale si erge, ha da sempre rappresentato una roccaforte inespugnabile per le popolazioni che vi si sono stanziate a partire dal Neolitico. L’unico punto debole era il lato in cui si unisce al pianoro. Qui si susseguirono le opere difensive.
L’ultima, ma anche la più imponente, che è giunta ai nostri giorni, è la Fortezza Orsini
Percorrendo il viadotto dall’elegante pavimentazione, rimango estasiato nell’ammirare le arcate dell’antico acquedotto. Le prime due, ciclopiche e separate da un formidabile pilastro che scende nella valle sottostante, ne anticipano altre tredici di minore ampiezza. I lavori di questa straordinaria opera idraulica, lunga circa sei km e mezzo, iniziarono nel Cinquecento per volere dei conti Orsini, ma, a causa dell’asperità del territorio, si conclusero solamente nel 1639 sotto il dominio dei Medici. Tuttavia, questo acquedotto fu uno dei primi a essere realizzato in Maremma…

Se vuoi leggere l’articolo completo, lo trovi pubblicato sul numero di marzo 2023 di Maremma Magazine (alle pagine 84-88), disponibile in edicola, su abbonamento e in versione digitale. Acquista la tua copia on line! Clicca QUI