È Pietro Aldi, straordinario pittore ottocentesco il filo conduttore di quest’altro bel viaggio in giro per la Maremma. Questa volta il tour approda nel borgo di Manciano che al grande artista ha dato i natali, facendoci scoprire un’infinità di bellezze, panorami, paesaggi, cose da vedere e storie. Come, ad esempio, proprio quella del celebre concittadino Pietro Aldi
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DI DAVID BERTI – FOTO DI GIUSEPPE GUERRINI
I raggi mattutini del tiepido sole ottobrino esaltano la bellezza di Piazza del Campo. È sempre un sospiro che rimane sospeso farvi ingresso dal vicolo coperto di San Pietro. Al confine tra l’ombra e la luce, Pietro sosta chiudendo per un istante gli occhi e inalando un profondo respiro. Lento, sedativo. È un giorno importante e il suo cuore batte selvatico, reso anarchico dalle forti emozioni. Deve domarlo. Si dirige verso la vetrina di una cappelleria.
Lì, tra i modelli, indugia sulla sua immagine riflessa dal vetro. Quanto tempo è passato da quando appena adolescente arrivò a Siena! La barba ancora non cresceva sul suo volto. Ora porta i baffi: folti, ma morbidi e curati. Allora non aveva neanche gli occhiali. Quella montatura leggera, metallica, dalle piccole lenti incastonate in cornici ovali gli conferisce un’aria compassata, intelligente.
La malinconia, scesa al pensiero dell’inesorabile scorrere del tempo, è lenita dall’appagamento del suo sobrio, ma ineludibile senso estetico: è ancora giovane e alquanto attraente. Sì proprio così, attraente. Sarà per via di quel richiamo naif che trasuda dall’essere degli artisti e conferisce loro un particolare carisma, nel suo caso accentuato dal contrasto con il modo di vestire elegante.
Deve andare, non può più esitare davanti a quel negozio. Ci sarà un’altra occasione per comprare quel copricapo che tanto gli piace. “Per il momento può andare bene questo” e si aggiusta la tesa di quello che indossa. Quell’ansia che spesso lo assale alle spalle si è rifatta viva. Quell’ansia che lo ammonisce di non perdere tempo come se per lui non ce ne fosse abbastanza, che lo spinge al costante confronto con altri pittori di talento per apprendere e arricchirsi nella contaminazione, che lo induce a dipingere senza soluzione di continuità accettando commissioni su commissioni.
Certo il lato economico è importante, ma non è l’unico movente… È qualcosa d’indefinibile, di molto più profondo e inspiegabile: come una febbre simile a quelle che a volte lo riportano nell’amata Manciano per essere curato e ritrovare le forze nella casa paterna…