Don Ameleto Pompily, un grande sacerdote e intellettuale, attento ai temi sociali...

Don Ameleto Pompily, un grande sacerdote e intellettuale, attento ai temi sociali e al progresso della Maremma

292
0
CONDIVIDI

È stato uno degli ecclesiastici più significativi, ricchi e poliedrici che la Diocesi di Grosseto abbia mai espresso nel corso del ‘900. Parliamo di don Ameleto Pompily (1909-1978), parroco a Boccheggiano, Roccastrada, Roselle, canonico penitenziere del Duomo, una figura di prete a cui la Maremma deve molto e che però ha bisogno di essere conosciuta di più…

****

“Quella casa buia con la porta sempre cascante era la mia casa. Io dicevo: La mia casa! Anche mia madre diceva: la nostra casa! Ero convinto che lo fosse davvero. Ero già grande, e non conoscevo il mistero delle case abitate dai poveri. Non sapevo che il mondo era diviso e che il campo dove lavorava mio padre era di un altro”.
Sono queste le parole di un sacerdote, Don Ameleto Pompily, nato a Tirli il 16 agosto 1909, autore del romanzo autobiografico “La terra non è nostra”, pubblicato dalla casa editrice Effigi in una edizione ben curata e introdotta da notizie biografiche su don Ameleto. Una storia, la sua, che parla di povertà, di chi, come lui e la sua famiglia non avessero niente, né un pezzetto di terra, né una stanza, né una bestia: solo il lavoro del padre, solo l’amore di una famiglia unita. La sua vita di ragazzo povero è proiettata verso “il podere” dove andava a lavorare suo padre e, prima di lui, suo nonno materno. E dove lavorerà anche lui tra animali da accudire e da amare, aratro da usare, territori da scoprire, fatiche quotidiane da affrontare e tanti calli sulle mani. Poi i discorsi nelle veglie all’aperto in compagnia degli zii, del babbo, delle donne di casa e della sua mamma Celestina che sognava per lui una scuola in cui potesse crescere studiando. Sembrava un desiderio impossibile, inconcepibile per tutti quelli che vivevano lì e che erano poveri.
Poveri e quotidianamente morti di fatica, convinti che con il loro lavoro non avrebbero migliorato la loro vita: “Dopo un anno, due anni, dieci siamo sempre lì. Siamo in mezzo alla miseria!”. Nella lettura del testo, ci si sente anche noi preda dei ladri, insieme a gente che soffre la fame, che è nuda e che non ha niente. Al podere vecchi e giovani hanno idee diverse, i primi sono rassegnati, i secondi vorrebbero alzare la testa, combattere contro chi è padrone di tutto e si comporta da disonesto…

La vita di Don Ameleto Pompily è un’importante tessera del mosaico che compone la storia del novecento della Maremma, è sintesi di una stagione in cui l’impegno sociale ha portato il nostro territorio a una evoluzione attesa da secoli, nonché l’immagine di una spiritualità vissuta accanto alla gente…

Se vuoi leggere l’articolo completo, lo trovi pubblicato sul numero di aprile 2024 di Maremma Magazine (alle pagine 104-106), disponibile in edicola, su abbonamento e in versione digitale. Acquista la tua copia on line! Clicca QUI