L'EDITORIALE DEL NR. 9 DI NOVEMBRE 2017
DI CELESTINO SELLAROLI
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Prendendo spunto da una bellissima lettera pervenuta dall’amico Domenico Aleotti e pubblicata nel nr. di ottobre di Maremma Magazine (nello spazio dedicato a “La voce dei lettori”) torniamo su un tema a noi molto caro ovvero quello relativo al turismo e alle potenzialità di sviluppo della Maremma.
Dopo aver notato la presenza della nostra testata in molte strutture ricettive della provincia («per una serie di impegni – dice Aleotti –, ho visitato, durante l’estate, alberghi di ogni rango, deliziosi camping, bar con viste incantevoli su approdi e mare e ovunque trovavo la sua bella rivista») ed aver elogiato il nostro magazine definito con parole stupende (e per questo lo ringraziamo) «uno strumento concreto, di racconto e promozione del territorio, senza spocchie culturali, ma attento alla realtà di Maremma, attraverso una unità di racconto, tra storia “grande” e vicende “minime”, dove colline, montagne, coste, castelli, antichi borghi, moderni insediamenti di nautica, uomini, donne, fattorie, vigneti con cantine come astronavi, vengono raccontate con grazia, a formare un “unicum” che in Italia, solo il Salento può sfidare», Aleotti tocca un punto focale ovvero l’assenza di coordinamento imperante nel nostro territorio che porta frequentemente a sovrapposizioni di eventi (e questo sarebbe il male minore), ma anche – cosa sicuramente più preoccupante – a non far esprimere appieno il potenziale che la Terra dei Butteri ha in sé. Aleotti più dettagliatamente parla di «un vuoto, un’assenza, qualcosa di utile, ma indefinito» che elementarmente potrebbe essere chiamato un «“regolatore”, in grado di calibrare il “caleidoscopio” degli avvenimenti estivi» ma non solo.
In effetti quello dell’assenza di coordinamento è un tema che sottolineiamo spesso anche noi ed ormai da tempo. I motivi li sappiamo e non è neanche il caso di ripeterli. Semmai c’è da capire cosa fare per colmare il gap. Un gap sempre più percepito come deminutio se è vero come è vero che cominciano ad essere in tanti coloro che si sono accorti del problema.
Nel mondo dell’accoglienza, ad esempio, è stato recentemente Carlo Castelli, General Manager di “Riva del Sole Resort&Spa” (Castiglione della Pescaia, GR) con un’esperienza trentennale alla direzione di importanti hotel internazionali in Paesi come Emirati Arabi, Libano, Egitto, Regno Unito, Belgio e Svizzera, ad intervenire sull’argomento, quando nel tracciare un bilancio della stagione estiva 2017 (per inciso la struttura che dirige ha fatto registrare ben 130 mila presenze, di cui il 50% italiani e il restante 50% stranieri) si è espresso in questi termini: «È necessaria una forte competenza nell’accogliere il turista all’interno dei singoli alberghi, ma anche un progetto organico con e tra Comuni limitrofi, enti e realtà locali. Personalmente, sostengo molto un processo simile, in Toscana e nell’area di Riva del Sole. È arrivato il momento di lavorare ad una regia unica di promozione delle tipicità naturalistiche, culturali e enogastronomiche. Questa è la destinazione che il turista di domani cercherà.»
Considerazioni analoghe ci sono arrivate anche da Attilio Di Scala general manager di due importanti strutture maremmane: Roccamare Resort a Castiglione della Pescaia e Hotel Bastiani a Grosseto.
Se a questo si aggiunge la recente nascita della Fondazione Atlante per la Maremma fortemente voluta dall’ex presidente della Camera di Commercio di Grosseto Giovanni Lamioni proprio con l’intento di valorizzare l’unicità del «brand» Maremma, ecco che il quadro si schiarisce e si arriva ad una conclusione quasi scontata: oggi in Maremma manca qualcosa. Una «pizzica o taranta» ovvero la tradizione musicale salentina intelligentemente riscoperta e valorizzata, «diventata oggi segno di ebrezza e di gioia che accompagna la “resurrezione” economica di quella terra» come metaforicamente sostiene Aleotti in grado di unire il territorio e fargli spiccare il volo… o più concretamente “strategie, vision, progettualità di promozione” per dirla con le parole di Lamioni.
In questo quadro non crediamo che possano essere utili i distretti turistici o meglio gli ambiti territoriali proposti dalla Regione Toscaqna con la nuova legge sul turismo. Tali ambiti a nostro modesto avviso frammentano eccessivamente il territorio e non danno l’idea di un unicum quale invece dovrebbe essere la Maremma Toscana.
E allora che fare? Difficile dirlo. Mettere a fuoco un problema è già un buon inizio per provare a risolverlo, ma trovare la soluzione o le soluzioni appare un esercizio decisamente più complesso. Certo una cabina di regia (termine peraltro abusato e poco democratico) su scala locale (provinciale) oltreché regionale, non farebbe male, anzi sarebbe utile, ma in questo caso potrebbe sorgere il problema dell’individuazione… del regista. Meglio allora ipotizzare la creazione di un tavolo paritetico che, se da un lato ricorda quelli sindacali dove spesso estenuanti trattative si concludono con il nulla assoluto, dall’altro dà l’idea di una maggiore concertazione.
E a tale tavolo dovrebbero essere convocati tutti i soggetti più rappresentativi del mondo turistico maremmano: istituzioni, enti, associazioni di categoria, consorzi e più in generale tutti coloro che vorranno prodigarsi per far diventare finalmente la Maremma Toscana una destinazione turistica efficiente e funzionale. Noi a questo tavolo ci saremo, anzi non escludiamo che possa partire proprio da questa testata un input in questa direzione. Perché come diceva Lucio Anneo Seneca “Non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare”…