La Maremma ed il mito dei Butteri, atto secondo…

La Maremma ed il mito dei Butteri, atto secondo…

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L'EDITORIALE DEL NR. 5 DI SETTEMBRE 2019

DEL DIRETTORE CELESTINO SELLAROLI

“La Maremma ed il mito dei Butteri”: a seguito di una polemica nata e sviluppatasi sui social, torniamo a parlare in questa sede del tema di cui ci siamo occupati nell’Editoriale del numero scorso. Lo facciamo ben volentieri, anche e soprattutto per specificare meglio una serie di concetti che probabilmente sono stati fraintesi o capiti male, oppure sono stati espressi poco chiaramente (mettersi in discussione non fa mai male) da chi scrive. Alcuni dei commenti (voci critiche e a sostegno) che tale Editoriale ha suscitato sono pubblicati nelle pagine che seguono. Tuttavia, anche per agevolare la lettura del servizio di apertura, crediamo che possa essere utile un’introduzione anche in questo spazio –
una sorta di riepilogo delle puntate precedenti – in grado di dare un senso ed offrire una bussola per la lettura della querelle. Querelle che, peraltro, non ci siamo inventati noi dal nulla, ma che viene spesso sollevata da più parti, anche in altri e ben più autorevoli consessi.
Ebbene, la sintesi di quanto scritto nel numero di agosto è questa. In Maremma, di Butteri veri e sottolineiamo veri, ovvero quelli che esercitano questa attività come mestiere, sono rimasti pochissimi (parliamo di qualche unità), per i motivi che sappiamo, ampiamente illustrati nell’Editoriale di agosto.
E questo è un dato di fatto. “Ma esiste la memoria – citiamo testualmente un passaggio dal numero scorso – e la voglia di non disperderla, perché lì affondano le nostre radici” ed esistono le rappresentazioni, più o meno fedeli, tese a rievocare questa antica figura ed il lavoro di una volta. Ma se di memoria si tratta, può nascere il dubbio che l’equazione ancora in essere “Maremma=terra di Butteri” forse non sia poi così attuale nella realtà. E quindi, se non è più attuale, la domanda da porsi è: può essere ancora oggi il Buttero il simbolo della Maremma del 21esimo secolo? È giusto continuare a legare un mito del passato alla Maremma dei nostri giorni? Oppure si corre il rischio di presentare un’immagine della Maremma diversa da quella reale? E poi ancora, in che modo i Butteri (quelli veri e quelli che si impegnano a tenere viva la memoria) possono contribuire allo sviluppo turistico ed economico di questa terra nel presente e nel futuro?
Se queste domande sono lecite (e crediamo che lo siano), ne discende la riflessione con cui si è chiuso l’Editoriale del numero di agosto: “Insomma, se da un lato guardare al futuro significa anche capire e rivivere i tratti di un passato che ci ha portato ad essere ciò che siamo oggi, dall’altro è necessario anche sapersi affrancare dalle semplificazioni e dalle mitizzazioni esasperate ed essere sinceri nell’ammettere che parliamo di un mondo che oggi non c’è più e che mai potrà ritornare…”.
Questo, in sintesi, il senso dell’Editoriale del mese scorso. Ecco, rispetto a questi temi – è inutile negarlo – ci sono opinioni divergenti. C’è chi è convinto che la figura del Buttero sia il passato, il presente ed il futuro e che, in quanto icona (quasi un dogma), non possa e non debba essere messa in discussione. E chi, invece, la pensa diversamente e contesta l’attualità del mito, ritenendo che forse considerare oggi tale figura come simbolo ed emblema della Maremma sia una forzatura.
Questo, ovviamente, non significa essere ostili verso chi è impegnato a tenere viva la memoria. Il punto non è questo. Anzi, siamo perfettamente consapevoli che è proprio grazie a persone come queste, che i Butteri e la loro storia continuano a vivere e ad essere tramandate, nonostante tutte le naturali trasformazioni che agricoltura e allevamento hanno vissuto anche in Maremma. Senza un impegno come il loro – questo è fuori discussione – sarebbe stato difficile, se non impossibile, poter vedere dal vivo fasi del lavoro di una volta.
Del resto, valorizzare il territorio e le sue specificità è la nostra mission da 16 anni a questa parte. E la nostra storia è lì a dimostrarlo. Dal 2003 ad oggi abbiamo scritto un’infinità di pagine sui Butteri, spessissimo finiti anche in copertina, come nel numero di agosto, ma non solo. Anzi, spesso proprio per questo – per il fatto di dare troppo spazio ai Butteri – siamo stati anche criticati in passato…
Quindi, senza nulla togliere all’immane lavoro che tante persone stanno portando avanti per preservare la tradizione e rinvigorire le nostre radici, crediamo che porsi le domande che ci siamo posti sopra sia comunque utile. Perché il tema relativo all’immagine che un territorio dà di sé stesso non è un tema banale, ma di vitale importanza per la Maremma tutta, compresa quella che con i Butteri c’entra poco o niente.
Qui nessuno nega la storia. E ci mancherebbe! Nessuno potrebbe farlo. Si tratta solo di un ragionamento costruttivo, aperto al confronto e al contributo di idee, anche per dare ulteriori chances, in termini di crescita e sviluppo, alla nostra terra e proiettarla verso il futuro. Quel futuro che la competizione globale tra destinazioni turistiche ci pone ogni giorno sotto gli occhi e che dobbiamo essere in grado di scrivere con le nostre mani, sapendone leggere, tra le righe, criticità ed opportunità…