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L'EDITORIALE DEL NUMERO DI APRILE 2015

Collezione Luzzetti, una donazione che (non) fa discutere!

di Celestino Sellaroli

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Come promesso nel numero scorso questo mese parliamo della Collezione Luzzetti, cui tra l’altro dedichiamo anche il servizio di apertura nelle pagine che seguono, una sorta di seconda puntata per sapere (dopo aver dato voce ai protagonisti nella prima, pubblicata a marzo) cosa ne pensa la città di Grosseto sulla querelle.
La vicenda è nota. Del resto, se ne parla da anni. Da un lato, c’è l’antiquario fiorentino Gianfranco Luzzetti, originario di Giuncarico (Gavorrano) ed ancora molto legato alla sua terra, la Maremma, desideroso di donare post mortem (attraverso un legato testamentario) le sue opere milionarie, con opportune garanzie sulla location (la Pinacoteca da realizzare nell’ex convento delle Clarisse appena ristrutturato) e secondo un preciso iter che stando alle parole di Luzzetti non dovrebbe limitarsi alla semplice donazione di capolavori d’arte, ma dovrebbe semmai elevarsi a “percorso di crescita culturale della città attraverso mostre, conferenze, dibattiti (…)”. Dall’altro c’è il Comune di Grosseto, nella persona del sindaco Emilio Bonifazi che, incerto sul destino da dare al ristrutturato ex convento delle Clarisse e forse stanco per un risultato che tarda ad arrivare, vorrebbe avere tutto e subito. Già, ma qui sta il punto. Luzzetti non ha mai espresso il desiderio di donare già in vita tutte le sue opere (semmai una all’anno, come infatti aveva iniziato a fare in concomitanza delle varie mostre organizzate e da organizzare), per cui appaiono difficilmente comprensibili gli inviti rivolti dal primo cittadino al collezionista fiorentino ad andare dal notaio per formalizzare una volontà che non ha (né ha mai espresso). Le ultime tappe della vicenda sono state la convocazione da parte di Bonifazi di una conferenza stampa per presentare i lavori di ristrutturazione dell’ex convento delle Clarisse e l’invio contestuale al collezionista fiorentino di una lettera, dal vago sapore ultimativo, che fissava al 31 marzo scorso il termine per una risposta definitiva. Subito dopo è arrivato l’intervento dello stesso Luzzetti, cui hanno fatto seguito la replica del Sindaco, la controreplica dell’antiquario ed una chiosa finale del primo cittadino. In pratica sono volati gli stracci ed ora i due non vogliono più avere a che fare l’uno con l’altro. In mezzo c’è la città che assiste attonita ad una querelle di cui sembra non percepire la portata.
Ora, prima di entrare nel merito crediamo che siano utili due brevi considerazioni introduttive e preliminari.
La prima è che nel servizio che segue abbiamo dato voce ad alcuni esponenti della cultura locale. Bene, anzi male, non è stato facile individuarne qualcuno. Segno che la nostra realtà è tutto tranne che viva. Perché se si fa fatica anche solo ad inquadrare quali potrebbero essere le menti da sentire quando si parla di temi di questa rilevanza vuol dire che qualche problema questa città lo ha.
La seconda considerazione in premessa, che poi è una diretta conseguenza di quanto appena detto, riguarda il livello del dibattito. Bene, anzi male (anche in questo caso), tale livello è stato ed è decisamente basso o addirittura inesistente. Rispetto ad un tema del genere ci saremmo aspettati interventi sui giornali, pubblici convegni, prese di posizione, approfondimenti, scontri roventi e… chi più ne ha più ne metta. Invece, la città ci è sembrata e ci sembra addormentata, avvolta in un torpore avvilente e poco interessata ad alzare la voce e a dire la sua su una vicenda secondo chi scrive tutt’altro che banale. I motivi di questa indifferenza? Difficile dirlo. La crisi, certo, distoglie energie ed attenzioni e fa passare la voglia di parlare di cultura, sviluppo turistico, attrazioni territoriali, ecc. Certo è che se su questioni importanti come questa non si leva una voce poi non ci si può lamentare del fatto che a Grosseto non ci sia niente e che la città faccia fatica a farsi notare su scala anche solo provinciale.
E veniamo al merito. Cosa rappresenta la Collezione Luzzetti? A detta di molti e tra questi vi è anche il noto critico d’arte Vittorio Sgarbi, la raccolta è straordinaria, al punto che “la città che si troverà ad ospitare le opere di Luzzetti, qualunque essa sia – ha detto – ne trarrà un vantaggio inimmaginabile”. Quindi è innegabile che per una città come Grosseto la Collezione Luzzetti rappresenterebbe un valore aggiunto notevole, in grado di elevarla culturalmente e di smuovere anche un turismo legato all’arte significativo. Può bastare? Chissà, secondo qualcuno sì, secondo altri no. Di fatto quando si parla di “vantaggio inimmaginabile” si cala un asso straordinario a favore del dialogo tra le parti che invece oggi è stato inopinatamente chiuso.
Ma a parte questo il dubbio che ci viene va oltre la valutazione di merito ed è il seguente. Può un sindaco prendere una decisione del genere in solitudine, senza neppure chiedere ai cittadini cosa ne pensano?
Bonifazi si sta assumendo una responsabilità enorme nei confronti della città perché occasioni come queste non capitano tutti i giorni… Per questo crediamo che l’eventuale decisione di far saltare il banco non gli competa. O meglio, può competergli formalmente, ma sostanzialmente sarebbe preferibile un atteggiamento di maggior cautela, perché qui ci sono in ballo interessi superiori che prescindono dalle valutazioni di un sindaco, per di più a fine mandato. Il compito di un amministratore pubblico dovrebbe essere quello di fare il bene della comunità ammi-nistrata non quello di dare ultimatum senza senso. In questo caso specifico è indubbio che poter disporre di una siffatta collezione per Grosseto sarebbe sicuramente un bene, per cui il dialogo (all’infinito se necessario) dovrebbe essere proteso al conseguimento del risultato con la buona volontà di tutti. Non cogliere questo aspetto non crediamo che sia saggio…
Insomma, come si vede il tema è straordinariamente pregno di contenuti e di risvolti. Peccato solo che se ne siano accorti in pochi…

luzzetti in studio Studio Gianfranco Luzzetti