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In tempi di moneta unica, di euro, di crisi finanziarie e quant’altro forse non tutti sanno che, intorno al 1317, in un borgo di Maremma nella zona delle Colline Metallifere e per la precisione in quello che era allora il Libero Comune di Massa Marittima, si aprì una zecca e si cominciò a battere monete

La Palazzina della Zecca si trova nell’odierna via Norma Parenti nel Terziere di Borgo, al numero civico 22: al piano terra vi è la sede della Società dei Terzieri Massetani mentre ai piani superiori sono state ricavate abitazioni private

di Massimo Sozzi*

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Fare una passeggiata per il centro storico di Massa Marittima equivale a immergersi nel Medioevo. I suoi monumenti, ancora molto ben conservati, sono un inno alla sua prestigiosa storia di repubblica medievale. La sua splendida piazza ad esempio, ritenuta a ragione una delle più belle d’Italia, è incorniciata dai simboli del potere laico ed ecclesiastico, che si fronteggiano in una sfida secolare che ha visto nel tempo l’una parte prevalere sull’altra e viceversa ma che oggi collaborano nel rendere indimenticabile per qualsiasi turista una gita in questa bellissima cittadina. Entrambi sopraelevati rispetto al resto della piazza, il palazzo vescovile sembra rincorrere la splendida Cattedrale di San Cerbone che, come un maestoso antico vascello, sta salpando verso un lato della piazza stessa in un tentativo di fuga che viene circoscritto dai due palazzi comunali, il merlato Palazzo dei Priori e l’austero Palazzo del Podestà.
La libertà durò a Massa dal 1225, anno della sua affrancazione dal dominio feudale del vescovo principe, al 1335, quando cadde sotto il dominio senese, e in questi centodieci anni di storia il piccolo Comune dovette barcamenarsi fra le mire espansionistiche di Comuni più grossi, quali Pisa, Firenze e Siena, alleandosi ora con l’uno ora con l’altro.
Negli anni in cui Massa fu formalmente libera di gestire la sua politica, sviluppò soprattutto l’attività mineraria, che fu istituzionalizzata e disciplinata dalle leggi del Codice Minerario, si svilupparono anche le arti collaterali e vennero costruiti e ultimati i suoi monumenti più belli; la città prese l’aspetto che conserva ancora oggi e nacque allora l’attuale suddivisione in terzieri: Città Vecchia o Terziere di mezzo, Città Nuova e Borgo. In questo periodo si registrò un incremento della popolazione, dovuto anche all’immigrazione di Tedeschi e Lombardi, che fornivano manodopera specializzata nell’estrazione dei metalli.
Fu proprio all’apice della sua potenza che il libero Comune di Massa di Maremma decise di aprire una zecca. Da una cartapecora conservata presso l’Archivio di Stato di Siena, nel fondo Diplomatico Riformagioni Massa, si apprende infatti che l’11 aprile 1317 venne firmato un contratto tra alcuni componenti della famiglia Benzi, ricchi mercanti senesi dell’Arte della Lana, rappresentata da Niccolino di Giacomino, e il Comune di Massa, rappresentato dal sindaco Muccio del fu Buonaventura Scussetti, per dar vita a una società avente lo scopo di battere moneta. Il contratto riporta tutta una serie di patti e condizioni. I Benzi, ad esempio, avrebbero dovuto fornire opportunamente l’officina monetaria di tutto il necessario mentre il Comune di Massa si impegnava ad acquistare un edificio da mettere a disposizione della nascente zecca. A questo proposito fu scelto un palazzo, di proprietà dello stesso Comune, situato all’interno delle mura cittadine, in origine probabilmente appartenuto ai conti Alberti di Monterotondo Marittimo. La Palazzina della Zecca si trova nell’odierna via Norma Parenti nel Terziere di Borgo, al numero civico 22: al piano terra vi è la sede della Società dei Terzieri Massetani mentre ai piani superiori sono state ricavate abitazioni private.
Dal contratto citato si apprende che la compagnia di zecchieri si impegnava a coniare tre tipi di monete: il grosso d’argento da venti denari, il grossetto d’argento da sei denari e il denaro piccolo in mistura. Si evince inoltre che per quanto riguarda i compensi relativi alla battitura, per le caratteristiche ponderali e per il titolo delle monete da coniare si sarebbero presi come esempio quelli in vigore nella zecca senese.
La zecca fu attiva in modo certo dal maggio 1317 fino al 1318 e le sue monete circolarono fino a tutto il 1319. Al momento non si conosce la sua data di chiusura ed è del tutto arbitraria l’affermazione di molti storici locali che la fanno coincidere con il 1335, ultimo anno di autonomia della Repubblica massetana, o massana come veniva frequentemente chiamata nel Medioevo. L’argento e il rame per la battitura delle monete venivano estratti dalle miniere del distretto di Massa.
Oggi le monete dell’antica zecca massana sono una vera rarità e solo pochi musei ne posseggono almeno un esemplare. Al momento si conosce un solo tipo di denaro grosso, che presenta due varianti di conio, un solo tipo di denaro piccolo, di cui sono note tre varianti, e nessun grossetto, che risulta anche assente nella circolazione monetaria dell’epoca.
Per quanto riguarda i conii della zecca massana, un conio di incudine (pila) e uno di martello (torsello) del grosso si conservano nella Pinacoteca di Volterra e otto conii di martello (sette del grosso e uno del denaro piccolo), sono stati rinvenuti, grazie alle ricerche portate avanti dallo scrivente, nei magazzini del Museo Civico di Siena, due dei quali (quello del piccolo e uno del grosso) sono stati affidati in custodia dal Comune di Siena a quello di Massa Marittima per esporli nel locale Museo Archeologico, dove sono conservati anche un esemplare di denaro grosso e uno di denaro piccolo massani.
Si consiglia, dunque, chiunque fosse interessato alla numismatica di questa piccola repubblica medievale di trascorrere un fine settimana a Massa Marittima e visitare la sezione numismatica del Museo Archeolgico, situata al primo piano del Palazzo del Podestà, in piazza Garibaldi.
*Accademia Italiana di Studi Numismatici; Vicepresidente
del Centro Studi Storici “A. Gabrielli” di Massa Marittima

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