Parco Archeominerario di San Silvestro, un tuffo nella storia

Parco Archeominerario di San Silvestro, un tuffo nella storia

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È un tuffo nella storia mineraria di Campiglia Marittima e più in generale delle Colline Metallifere quello che consente di fare la visita al Parco Archeominerario di San Silvestro esteso tra le valli del Temperino, dell’Ortaccio e dei Lanzi. Siamo in una zona dove l’estrazione dei minerali metalliferi iniziò in epoca etrusca e andò avanti fino al 1976

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DI SANDRA POLI

…C’è un altro parco nell’interno che impressiona per la sua vastità e per i suoi percorsi dentro e fuori dalla terra: si tratta del Parco Archeominerario di San Silvestro nei pressi di Campiglia Marittima esteso tra le valli del Temperino, dell’Ortaccio e dei Lanzi. Siamo in una zona dove l’estrazione dei minerali metalliferi iniziò in epoca etrusca e andò avanti fino al 1976. Nel 1984 il professor Riccardo Francovich del Dipartimento di Archeologia dell’Università di Siena intraprese una ricerca sul villaggio medievale di Rocca San Silvestro. Quando dalle campagne di scavo riemerse la Rocca, oggi ben visibile, nacque il progetto di un parco che si concretizzò nel 1996…
Dall’ex edificio dell’energia, che oggi ospita la biglietteria e il Museo dell’Archeologia e dei Minerali del Parco, si raggiunge l’edificio delle officine attraverso il quale si imbocca la miniera del Temperino. Il nome deriva dall’omonimo torrente: un percorso di appena 360 metri in galleria che sembrano molto più lunghi se ci si ferma a “leggere” le rocce. La miniera risale all’800-900 quando i minerali maggiormente cercati erano il rame e la galena, ma all’interno vi sono anche degli scavi che risalgono all’epoca etrusca: i buchi sul soffitto sono, infatti, le gallerie scavate dagli Etruschi le cui piccole dimensioni lasciano intendere che venivano utilizzati i bambini come manodopera.
La prima roccia da leggere è lo skarn, una roccia geologicamente giovane (circa 5 milioni di anni): si forma con la risalita di magma che non riesce a eruttare e ribolle sotto la crosta terrestre. Quando si raffredda diventa skarn, nome scandinavo che significa “spazzatura”. Si tratta, cioè, di una roccia che non serve a niente, ma che, già ai tempi degli Etruschi (che ancora non la chiamavano skarn), era indicativa della presenza di altri minerali, per cui una roccia da buttare via, ma anche un ottimo segnale da cui il minatore deduceva dove fosse più conveniente scavare…
Senza voler elencare tutti i minerali per i quali rimandiamo a una visita sul campo, una nota particolare la merita la crisocolla o colla dell’oro, una roccia che si forma con acqua e rame: nella miniera del Temperino si osserva uno strato in espansione di un blu affascinante che risalta nell’oscurità della galleria dove i colori delle rocce non sono proprio nitidi se non vengono illuminati dalla torcia della guida. La crisocolla non può essere toccata perché diventerebbe bianca e la sua bellezza si perderebbe.
Tramite le gallerie si scende fino a 45 metri di profondità e si raggiungono le camere di coltivazione, cioè degli allargamenti dove veniva estratto il minerale…

Se vuoi leggere l’articolo completo, lo trovi pubblicato sul numero di giugno 2020 di Maremma Magazine (alle pagine 92-94), disponibile in edicola, su abbonamento e in versione digitale. Acquista la tua copia on line! Clicca QUI 

Info: www.parchivaldicornia.it 
email: prenotazioni@parchivaldicornia.it – tel. 0565 226445.