Poggio La Luna, una piccola azienda una grande passione, la scommessa enologica...

Poggio La Luna, una piccola azienda una grande passione, la scommessa enologica di Elisabetta Tommasoni

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Dal miele al vino. Il percorso imprenditoriale e di vita di Elisabetta Tommasoni da quest’anno si allarga anche al mondo enologico nel quale questa piccola-grande donna piena di grinta, determinazione e coraggio, debutta con l’etichetta “L’uno”, primo prodotto dell’azienda vitivinicola Poggio La Luna situata in loc. Ragnaie tra Scansano e Saturnia che si affianca all’altra sua creatura “Miele Toscano”

Fondata e gestita da Elisabetta, con il sostegno dei suoi due figli Filippo e Andrea, l’Azienda Agricola Poggio la Luna è situata nel cuore della Maremma Toscana, in un ambiente ancora incontaminato dove viti e ulivi sono coltivati in regime biologico senza pesticidi, e dove le api producono il loro prezioso nettare

di Celestino Sellaroli – Foto di Ilaria Turini

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Ce ne siamo occupati anche in passato, ma lo rifacciamo volentieri anche in questo numero, perché quella di Elisabetta non è una storia banale. È la storia di una donna che dall’oggi al domani decide di dedicarsi anima e corpo ad un progetto di vita ed imprenditoriale nato e cresciuto nel cuore della Maremma Toscana.
Romana di origine, titolare di un’agenzia immobiliare nel quartiere Parioli della Capitale ad un certo punto della sua esistenza decide che la vita in città le va stretta al punto di fare un grande salto. Quello di trasferirsi dal caos della sua città natale alla quiete delle colline maremmane, vicino al minuscolo borgo di Pomonte, un luogo ancora incontaminato, dove l’amore per la natura e per le api, danno origine all’azienda agricola Miele Toscano, specializzata nella produzione di miele, ma un miele “speciale” che lei ama chiamare Miele crudo, nel senso che non subisce alcun procedimento industriale: le api sono rispettate ed amate, non vengono sfruttate mai e si raccoglie solo il miele in eccesso quando è possibile farlo.
Siamo nel 2012 ed il viaggio può cominciare. Le soddisfazioni soprattutto quando si è animati dalla passione non tardano ad arrivare e ben presto generano stimoli ulteriori. L’azienda, cioè la terra di cui Elisabetta decide di prendersi cura, si estende su una superficie di circa 20 ha di cui circa 4 vitati. E così dal miele al vino il passo è… breve e – con la nuova realtà “Poggio La Luna” che si affianca alla prima – inizia l’avventura anche nel mondo enologico. Ed è proprio Elisabetta che ci illustra questa seconda tappa del suo percorso in Maremma.

Allora Elisabetta, dove eravamo rimasti?
Eravamo rimasti all’idea di far partire anche il progetto vitivinicolo da affiancare a quello legato al miele che nel frattempo si sta consolidando sempre più. In azienda c’era una vigna antica, semi abbandonata. Tre ettari di sangiovese, ciliegiolo e canaiolo che l’anno scorso ho deciso di recuperare e rimettere in produzione. Ed è successa una cosa bellissima. Mi sono appassionata ed ho deciso di iniziare a produrre anche il vino. Nel frattempo abbiamo impiantato altri 2 ettari di vigneto (con vitigni come merlot, petit verdot, chardonnay, ed anche qualcosa di insolito per la Maremma come il gewurztraminer, sarà una sfida molto interessante) ed abbiamo anche cominciato a costruire la nuova cantina.

Come è nata l’idea di allargare gli orizzonti anche al vino e all’olio?
È nata dalla passione che è cresciuta piano piano in me nel momento in cui abbiamo deciso di recuperare quella vigna vecchia presente in azienda e di potare dei vecchissimi ulivi. Le piante, così generose per loro natura non hanno tardato a rispondere regalandoci un raccolto davvero eccezionale. Siamo quindi già pronti e la prima annata di Rosso D.O.C. Maremma Toscana è già in bottiglia, così come l’olio extra vergine d’oliva.
Ma fai tutto da sola?
Seguo tutto personalmente dalla semina, alla potatura, all’imbottigliamento e tutte le altre lavorazioni anche se fisicamente non posso farle in prima persona sono però sempre presente, ma in questo mio percorso un ruolo molto importante lo ha avuto anche Francesco Rossi, il mio consulente agronomico ed enologico in vigna ed in cantina, figura di grande esperienza che è stata per me decisiva. Da sola non sarei stata in grado di cimentarmi in questa nuova avventura.
È lui che segue tutto l’iter e mi affianca nelle scelte: dalle barbatelle al vino nel bicchiere. La sua passione per il vino lo ha portato molto lontano dalla Maremma in cui è nato e da Firenze dove ha studiato. Si è specializzato nelle tecniche più innovative nel settore della vinificazione e conservazione dei vini rossi ed ha girato il mondo facendo esperienza in campo enologico in Francia, in Australia ed in Sud Africa. È un grande esperto di degustazione e fa parte di numerose commissioni di valutazione, tiene spesso corsi di degustazione per palati esperti o semplicemente amanti del buon vino.
Parliamo ora del vino. Lo avete chiamato “L’uno”, giusto?
Esattamente. “L’uno” in quanto si tratta del primo vino e poi perché è… il maschile di Luna che è anche il nome dell’azienda. I vitigni utilizzati sono il sangiovese per l’85% ed il ciliegiolo per il 15%. È una DOC Maremma Toscana. Ma non so se continueremo a rimanere ancorati al discorso della Denominazione di Origine Controllata che presuppone tante regole ed un disciplinare imposto dal Consorzio di Tutela che alla fine portano nella direzione dell’omologazione, mentre a me piace molto di più spaziare e sperimentare, distinguermi, per cui nel prossimo in futuro ci dedicheremo anche all’IGT che dovendo sottostare a meno procedimenti obbligatori lascia più libero il produttore.
Ho scoperto che fare un vino biologico senza troppa aggiunta di prodotti chimici è un procedimento che richiede molto coraggio e sangue freddo al produttore che deve “accompagnare” il mosto nella sua evoluzione a vino senza pensare di poter migliorare il frutto della Natura con ogni mezzo chimico disponibile in commercio. Noi riteniamo il patrimonio del terroir come decisivo nel formare il carattere del vino ed affidiamo la riuscita del prodotto soprattutto al lavoro svolto in vigna ed alla salubrità dell’acino senza affidare la risoluzione di eventuali scompensi ad una esasperata tecnologia in cantina.
Quante bottiglie avete prodotto?
La prima produzione ammonta a 6.600 bottiglie. In prospettiva l’obiettivo che ci siamo dati è quello di arrivare l’anno prossimo a 15.000 e forse per il futuro, oltre, ma non è detto. Non ci interessa la quantità. L’aspetto che terremo sempre maggiormente in considerazione sarà la qualità. Voglio realizzare un vino particolare in grado di distinguersi e con una propria personalità.
Una volta ultimata la nuova cantina faremo anche lavorazione per conto terzi perché ho notato che ci sono tanti piccoli agricoltori che coltivano la loro vigna con tanto amore ma che dopo non hanno la struttura adatta dove produrre il loro vino. E sempre in prospettiva faremo corsi di enologia, di vinificazione, wine tasting e tanto altro.
La vostra è un’azienda piuttosto piccola, quali sono le difficoltà e quali i punti di forza di una produzione come la vostra?
La maggiore difficoltà è dovuta al fatto che amo avere il controllo su tutto e mi ritrovo quindi ad essere contemporaneamente agricoltore, enologo, imbottigliatore, amministratore, commerciante e comunicatore.
I punti di forza delle piccole aziende come la mia sono invece tantissimi: la cura del territorio per prima cosa. La mia azienda è anche la mia casa e non mi verrebbe mai in mente di immettere veleni in casa mia. La conduzione biologica è uno dei miei principali interessi e la qualità dei prodotti lo dimostra. Inoltre essere piccoli ti permette il lusso di poter sperimentare e far esprimere ai vigneti tutta la loro potenziale ampia gamma qualitativa spesso lasciata inesplorata da grandi aziende necessariamente più attente al profitto. Credo fermamente in quello che scrivo sulle etichette dei miei prodotti: “la nostra azienda privilegia l’armonia più che l’efficienza, l’amore più che la chimica, la tutela del territorio prima del profitto”
Ovviamente proseguono anche tutte le attività legate al miele…
Certo, le api sono state il primo amore e continueranno ad esserlo. L’attività vitivinicola si affianca all’apicoltura. Anche perché recenti studi hanno dimostrato che le api in vigna sono utilissime: le api non hanno mandibole capaci di tagliare la buccia degli acini e per questo (a differenza delle vespe) sono benvenute nelle vigne specie prima della vendemmia. Le api quando trovano un acino rotto o danneggiato ne succhiano la soluzione zuccherina, in questo modo l’acino viene svuotato, quindi rinsecchisce ma non marcisce! Le nostre piccole instancabili amiche lavorano in vigna come “assistenti alla pulizia” ed a loro fa anche bene, infatti gli effetti benefici dell’uva bacca nera sulla speranza di sopravvivenza delle api sono stati “smascherati” da un team di ricercatori a stelle e strisce, in collaborazione con la Norwegian University of Life Sciences. Nel corso della ricerca, pubblicata sulla rivista scientifica AGING, gli esperti hanno confermato i già ben noti effetti positivi di una sostanza contenuta nel vino rosso, il resveratrolo. Sarebbe proprio questo potente antiossidante, nemico numero uno dei radicali liberi, ad “allungare” la vita alle api.
Tornando al miele devo dire che sono molto soddisfatta. Le api sono sempre più brave. Quest’anno l’annata è stata complicata, ma il risultato è stato comunque buono. Per quanto ci riguarda abbiamo piantato nel vigneto e nell’uliveto essenze nettarifere proprio per legare le due produzioni.
Tutto questo sempre all’insegna del biologico, una filosofia ed una pratica agricola di cui sono convintissima, un prodotto sano non può che essere anche più buono.
L’olio invece?
È un’altra scommessa. All’ettaro che già avevamo con un centinaio di piante antiche, abbandonate e successivamente recuperate, aggiungeremo l’anno prossimo altre 400 piante che amplieranno la nostra produzione di olio. Ci vorrà tempo ma siamo fiduciosi.

È ancora convinta di aver fatto la scelta giusta quando qualche anno fa scelse la Maremma per viverci e far decollare il suo progetto imprenditoriale?
Convintissima. Le difficoltà ci sono ma si affrontano e si risolvono. Ed io tendenzialmente preferisco di gran lunga combattere con le avversità ambientali e naturali, con i capricci del meteo piuttosto che con lo stress della vita lavorativa – esageratamente competitiva soprattutto nel campo immobiliare – di una città come Roma. Qui è tutto più tranquillo e se grandina non me la posso prendere con nessuno.
Fin da bambina preferivo giocare nell’orto piuttosto che con le bambole. L’amore per le piante e gli animali non mi ha mai abbandonato e nonostante il mio lavoro mi tenesse in città il mio cuore è stato sempre rivolto verso la campagna. Finalmente nel 2012, con il trasferimento definitivo in Maremma sono riuscita a coronare il mio sogno, iniziando ad allevare le api ed ora anche la vite e gli ulivi. Oltre a circondarmi di animali: cani, gatti, asini, galline oche, e tanti altri.
Certo, non è stato facile inserirmi in un ambiente prettamente maschile. La relazione con gli altri agricoltori l’ho dovuta conquistare sui campi. Dapprima c’era molta incredulità, scetticismo e forse anche un po’ d’ironia. Non capita spesso di vedere una donna guidare il trattore, ma poi la caparbietà mi ha dato ragione.
Altri progetti?
C’è in ballo l’idea di dar vita ad un agriturismo. Ci stiamo lavorando e… si farà. Sui tempi non mi sbilancio, ma si farà…
E poi c’è il coinvolgimento in azienda dei miei figli: Filippo e Andrea. Il primo, il più grande mi supporta nella fase del marketing e della commercializzazione e attualmente sta anche aprendo un wine bar a Roma in via Marziale in zona Balduina, non a caso chiamato BeeWine dove sarà possibile degustare tutti i nostri prodotti.

Info: Poggio La Luna, azienda vitivinicola, Strada delle Ragnaie n. 58 – 58054 Scansano (GR), tel. +39 335 659 4040, www.poggiolaluna.it – www.mieletoscano.com

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