Voglia di resistere e di tornare, per quanto sarà possibile, alla normalità!

Voglia di resistere e di tornare, per quanto sarà possibile, alla normalità!

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L'EDITORIALE DEL NR. 4 DI GIUGNO 2020
DEL DIRETTORE CELESTINO SELLAROLI

Che estate sarà per la Maremma? È la domanda, forse un po’ retorica, che ci poniamo in copertina, ben sapendo che dare una risposta ad un simile quesito è, ad oggi, stante la complessità della situazione, praticamente impossibile. Ci provano nelle pagine che seguono alcuni operatori del settore turistico, dell’accoglienza, del commercio, rappresentanti delle istituzioni e delle associazioni di categoria, costretti come sono a fare ricorso ad auspici ed immaginazione, perché di certezze – almeno nel momento in cui scriviamo (27 maggio) – ne abbiamo, tutti, veramente poche.
Troppe, infatti, sono ancora le variabili che incidono in questo complicatissimo inizio 2020, un anno terribile che ci ha segnato e ci segnerà profondamente ancora per molti mesi, al punto che in tanti hanno deciso di considerarlo come un inciampo, un anno di transizione, e sono proiettati già al 2021.
La botta, in effetti, è stata grossa e ci vorrà tempo, molto tempo per assorbirla. Sempre che questo possa avvenire, perché c’è anche chi sostiene – e chi scrive è tra questi – che il Coronavirus ci abbia proiettato improvvisamente in un’altra dimensione, dove niente sarà più come prima. Insomma, questa pandemia mondiale ha tracciato una netta linea di demarcazione tra un prima ed un dopo, dove tutti piano piano – tra mille difficoltà – stiamo entrando con cammino incerto, sguardo preoccupato e disorientamento generalizzato.
L’aspetto che più angoscia, di questo nuovo mondo, in cui siamo stati catapultati, è quello di capire quanto il Covid-19 è riuscito a cambiarci dentro, nel profondo dell’animo. Quanto è riuscito a modificare le priorità di ognuno di noi, le abitudini, la voglia di socializzare, di frequentare luoghi, di consumare, di seguire le proprie passioni, ecc. E quanto, tutti questi cambiamenti si rifletteranno sulle dinamiche economiche e sociali del vivere quotidiano.
A prima vista, se facciamo riferimento a ciò che ci raccontano le cronache di questi primi giorni post lockdown, sembra di vedere una società che ha solo voglia di tornare alla normalità e che dunque pare essere stata poco condizionata da ciò che è successo. Non potrebbero essere lette diversamente le immagini della movida che ci vengono propinate – spesso e volentieri – con toni allarmistici da un’informazione sempre pronta a demonizzare, a puntare il dito contro qualcuno o a cavalcare i trend che fanno audience e indignano, perché, si sa, dare ampio risalto a notizie preoccupanti e fare leva sulle paure dell’essere umano è da sempre la naturale tendenza dei media contemporanei. Ma questa è un’altra storia che magari approfondiremo un’altra volta.
In realtà, movida a parte, la sensazione è che il Covid-19 ci abbia profondamente cambiati e che ci abbia tolto, in pochi mesi, dosi industriali di fiducia e serenità e forse anche un bel po’ di anni di vita. C’è poco da girarci intorno. Oggi, a dominare gli stati d’animo di chi non vive di posto fisso e/o stipendio sicuro, ma deve fare i conti con la precarietà dell’economia, dei mercati e dei consumi, è la preoccupazione per il domani che viene ancora prima delle difficoltà del presente. Viviamo quasi in sospensione immersi in
sentimenti non certo positivi che si chiamano ansia, apprensione, inquietudine, talvolta sconforto e rassegnazione. Un clima di incertezza e sfiducia che, unito alle problematiche economiche incontrate, rende tutto ovattato e di difficile lettura.
Almeno in prospettiva.
Dunque, per tornare alla domanda iniziale: che estate sarà per la Maremma? Ma, forse, sarebbe il caso di allargare il tiro e chiedersi: che futuro ci attende? La risposta si fa ancora più difficile, al punto che ci viene solo da dire che lo scopriremo solo vivendo, considerando che già esserci è un dono… Al resto penseremo giorno per giorno, con la consapevolezza di Soren Kierkegaard secondo il quale «La vita può essere capita solo all’indietro, ma va vissuta in avanti». E allora viviamola al meglio, impegnandoci alla stremo per centrare obiettivi, vecchi e nuovi!
Del resto per chi fa impresa le sfide sono quotidiane ed ottimamente sintetizzate in un celebre discorso di Luigi Einaudi che affermava: «Migliaia, milioni di individui lavorano, producono e risparmiano nonostante tutto quello che noi possiamo inventare per molestarli, incepparli, scoraggiarli. È la vocazione naturale che li spinge; non soltanto la sete di guadagno. Il gusto, l’orgoglio di vedere la propria azienda prosperare, acquistare credito, ispirare fiducia a clientele sempre più vaste, ampliare gli impianti, costituiscono una molla di progresso altrettanto potente che il guadagno. Se così non fosse, non si spiegherebbe come ci siano imprenditori che nella propria azienda prodigano tutte le loro energie ed investono tutti i loro capitali per ritirare spesso utili di gran lunga più modesti di quelli che potrebbero sicuramente e comodamente ottenere con altri impieghi ».
Tutto vero, come vera è la voglia di resistere e di tornare, per quanto sarà possibile, alla normalità!